Naufragio per la Lazio contro l’Atalanta

Naufragio in casa Lazio, che si allontana dal quarto posto e perde contro l’Atalanta. Nello scontro diretto con i bergamaschi, gli undici di Sarri si consegnano all’avversario. Biancocelesti senza idee e personalità, ma soprattutto ancora senza mai tirare in porta. Un digiuno di gol, che va avanti da inizio stagione e ormai sembra essere diventato il vero problema di questa squadra. Appena 25 le reti messe a segno in 22 partite. Da tempo l’allenatore toscano e gli stessi calciatori riconoscono che si fa fatica a riempire l’aerea. Ma qual è la causa di questa ristagnante situazione?

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Una formula che non funziona più

La Lazio sembra la brutta copia della squadra della scorsa stagione, che divertiva e segnava. Cosa non va in questa formula, che non funziona più? Il gioco di Sarri si è fatto prevedibile e il naufragio assicurato. Ma questa è una costante nel calcio: l’avversario ti studia e si adatta alle caratteristiche di chi ha di fronte. Perché il Comandante non fa la stessa cosa? La sconfitta contro l’Inter in campionato e nella Supercoppa Italiana, il pareggio con il Napoli e ora i tre punti, lasciati a Bergamo, hanno messo in evidenza la sofferenza della Lazio nell’affrontare un centrocampo a cinque. Sempre lo stesso copione: basta bloccare i biancocelesti sulle fasce e il gioco è fatto. Ma davvero la responsabilità è solo dell’allenatore?

Non essere migliorabili” significa anche essere prevedibili

La Lazio è l’unico club di serie A a non avere fatto acquisti nel calciomercato di gennaio. Le dichiarazioni del Presidente Lotito sono state chiare : “la squadra non è migliorabile”. Il guaio, però, è quanto sia divenuta prevedibile. L’innesto di un centrocampista e un esterno di valore avrebbe portato quella sferzata di novità, che forse manca agli undici di Sarri. Il calciomercato serve proprio a questo: colmare lacune e fornire nuovo carburante al gruppo. La sensazione che si ha, guardando la Lazio giocare, è l’assenza di fantasia nella costruzione delle azioni. Manca quel pizzico di imprevedibilità , che solo un campione può dare.

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Che fine hanno fatto i trascinatori della Lazio?

Luis Alberto, il Mago, ha perso la sua bacchetta magica. Il genio di Anderson è stato più una lampada spenta che accesa. Zaccagni ha affrontato una stagione con una serie di infortuni, uno dietro l’altro. Immobile, come un re leone, non ha mai lasciato il trono, ma tuttavia resta evidente la sua mancata forma fisica e psicologica. Senza l’aiuto dei suoi marinai migliori, ecco il naufragio.

Conclusioni

Se quella ventata di fantasia non è arrivata dall’acquisto di calciatori di spessore, resta solo all’allenatore l’arduo compito di rinnovare il gioco con gli atleti a disposizione. Che poi la soluzione sia cambiare modulo o comunque lasciare i giocatori più liberi di esprimersi sul campo, questa decisione spetta solo a Sarri. Nessun Comandante lascerebbe naufragare così la sua nave, proverebbe comunque a cambiare qualcosa. Anche se l’imbarcazione è stata progettata male e qualche marinaio pensa più a scappare, che a risolvere. Insomma, quando si affonda, resta più semplice fuggire e scaricare le colpe agli altri. Ma questa nave ha una storia di 124 anni, si chiama “S.S. Lazio” ed è l’orgoglio di un popolo, che merita rispetto.

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La Lazio si arrende all’Inter e rinuncia alla Supercoppa Italiana

Dalle stelle alle tenebre

Sono bastati novanta minuti alla Lazio per passare dalle stelle alle tenebre. Dopo le quattro vittorie consecutive in campionato, i biancocelesti si sono arresi all’Inter di Inzaghi, senza entrare mai in partita. Una squadra impalpabile, senza personalità, né idee. Solo un atteggiamento psicologico o un problema tattico?

L’Inter ha vinto a mani basse

Gli undici di Sarri hanno sofferto la superiorità numerica dei neroazzurri a centrocampo e in particolar modo il pressing alto degli esterni. Del fuoco di Felipe Anderson solo una flebile fiammella e Pedro ancora troppo nervoso in campo, al di sotto di ogni aspettativa. La superiorità dell’Inter è evidente, ma lo stato di grazia con il quale ha condotto la gara è l’effetto di una Lazio confusa e rassegnata in partenza.

La Lazio può competere con le big?

Certamente, hanno avuto il loro peso anche le dichiarazioni prepartita di mister Sarri, dalle quali è trapelato quasi un disinteresse per la Supercoppa Italiana. O più semplicemente, il tecnico toscano è stato consapevole fin da subito che la sua squadra non avrebbe potuto giocarsela con le big: Inter, Juve e Milan. Se così fosse, spetterebbe alla Società mettere in atto un mercato all’altezza delle competizioni. Il club capitolino arriva a un passo dal salto e poi ricade giù. Continua ad affacciarsi a orizzonti troppo lontani, senza mai esserne protagonista.

The show must go on

Si tratta di una questione di obiettivi, ammesso che a monte vi siano. Restano ancora in ballo gli ottavi di finale in Champions contro il Bayern Monaco e la semifinale di Coppa Italia contro la Juventus. Due occasioni, almeno, per provare a vincere o solo due gradini per carambolare ancora più in basso e tornare a sperare nel quarto posto in campionato? “The show must go on” cantava il grande Freddie Mercury, ma a questo “spettacolo”, che di spettacolare ha ben poco, assistiamo da ormai quasi venti anni.

L’importanza di tornare a sognare

Il popolo laziale merita di tornare a sognare: alcuni hanno smesso da tempo, altri ci provano ancora e vengono puntualmente delusi. Possiamo solo augurarci che l’aquila torni a volare sulle vette più alte, regina di quello spazio infinito tra cielo e terra.

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La Lazio a un passo dalla zona Champions

Sembrava così lontana la Champions, un mese fa, quando la Lazio naufragava a metà classifica. Ora è lì, a un passo dal quarto posto. In silenzio, senza avere un gioco capace di spettacolarizzare come la scorsa stagione, ma certamente pragmatico e risolutivo. Per i biancocelesti sono ancora aperte le danze su tutte le competizioni: quarti di finale in Champions, semifinale di Coppa Italia e la più vicina Supercoppa Italiana contro l’Inter. Un bottino che fa gola alla squadra di Sarri, così umilmente ambiziosa da voler andare fino in fondo su ogni fronte.

Una scalata silenziosa in campionato: quattro vittorie consecutive con pochi gol, ma svariati marcatori. Segno evidente, questo, che non esiste più un calciatore imprescindibile per il Comandante, ma ciascuno può essere al contempo sostituibile e degno di nota. Meno individualità equivale anche a maggiore libertà e spensieratezza sulla costruzione della manovra. Quando non bastano le volate di Isaksen verso la porta, entra in gioco la saggezza tattica di Pedro. Insomma, c’è sempre una fiamma, pronta ad accendere la macchina di Mau, con Anderson disposto a sacrificarsi sulla fascia per recuperare palloni e pronto all’occorrenza come falso nueve. Gli undici di Sarri funzionano anche senza una punta vera e non preoccupa più la non piena disponibilità di Ciro, quest’anno mai in piena forma fisica.

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Un gioco che coinvolge poco, ma che arriva dove vuole arrivare, sempre con pochi tiri in porta. I biancocelesti sfiancano gli avversari con un possesso palla costante, aspettano che il pressing cali e poi colpiscono con il gol. Una manovra talvolta lenta e macchinosa, farcita di pazienza, come quella che ha dimostrato di avere il Mister nell’attendere l’exploit dei nuovi arrivati.

Adesso gli occhi dell’aquila sono puntati alla sfida contro l’Inter, fissata il 19 gennaio alle ore 20. Un’opportunità per continuare il volo anche sopra il continente asiatico.

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Ancora giallorossi: dopo la vittoria al derby di Coppa Italia, è la volta del Lecce per la Lazio

Ancora c’è aria di festa in casa Lazio, dopo la vittoria al derby di Coppa Italia contro la Roma, con la quale la squadra di Sarri si è assicurata il passaggio in semifinale. Ma sullo sfondo di nuovo giallorossi: questa volta è il Lecce di D’Aversa, che proverà a insidiare in campionato i biancocelesti, proprio come già ha fatto alla prima di andata. Mantenere alta la concentrazione per fare l’ultimo passo verso la zona Champions: questa la prerogativa del team capitolino, dopo le ultime tre vittorie consecutive.

Sembra ormai lontano il gioco ristagnante e senza idee, che caratterizzava la Lazio fino a un mese fa. La squadra ha ritrovato compattezza, grinta e velocità. Mister Sarri dal suo canto può tirare un sospiro di sollievo e sentirsi rassicurato dal fatto di poter contare su una rosa ampia e competitiva. Finora, tutti i giocatori si sono dimostrati all’altezza, scardinando le vecchie certezze di Mau sui senatori e spazzando via i dubbi sui nuovi arrivati.

Le assenze di pilastri come Immobile e Luis Alberto non fanno più tremare: gli esterni, Anderson e Zaccagni hanno ritrovato assist e fiuto del gol; Castellanos ha dimostrato di poter essere il jolly per sfiancare le difese avversarie e permettere ai compagni di ripartire sulle fasce. C’è l’imbarazzo di scelta anche circa i terzini: Pellegrini, ogni volta che è chiamato in causa, non fa rimpiangere la spinta e le azioni propositive di Lazzari. Persino il terzo portiere Mandas è stato il degno sostituto di Provedel.

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Il centrocampo fa il suo, anche senza le illuminazioni del Mago e il Comandante ha l’imbarazzo della scelta, nonostante un Kamada ancora non pienamente ritrovato. Rovella è, in cabina di regia, il mediano che dà armonia alla manovra: come un direttore di orchestra, conferisce equilibrio e intesa tra il reparto offensivo e quello difensivo. Cataldi e Vecino aggiungono fisicità e tecnica nella fase di interdizione.

Non avere più titolari inamovibili ha portato una ventata di sicurezza e serenità, che non va assolutamente persa contro i giallorossi di D’Aversa. C’è poi la partenza per Riad con la Supercoppa Italiana e vincere contro il Lecce significherebbe arrivare in Arabia con motivazione e morale più alti.

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“Sono quella che…”

Sono la ragazza dai mille sogni, quella che vedi passare per strada con lo sguardo basso, sono quella che grida al mondo la sua gioia di vivere. Sono la madre, la donna, la compagna, la sorella e la figlia; e poi la nipote, la cognata e la nuora. Sono la studentessa e la professionista. Quella dalla pelle bianca, nera, con i capelli biondo platino o le treccine africane. Sono colei che indossa abiti femminili, ma sono anche quella che è costretta ad andare in giro tutta coperta. Sono la tua vicina di casa, la tua cara amica, la collega di lavoro. Sono quella, che incroci al bar e vedi bere un caffè, immersa nei pensieri. Sono quella che tutti vedono giocare con il figlio e vive, costantemente, nella paura che glielo portino via. Sono quella che non immagineresti mai, perché le violenze non vengono compiute alla luce del giorno.

Mi hai incontrato per mano al mio compagno e hai pensato “caspita, quanto sono felici!”

Sono la moglie di quell’uomo bravo, che sai essere un buon padre e un grande lavoratore. Sono quella con la valigia a mano, perché tante volte ho provato ad andare via. Sono quella che ha creduto nella giustizia e spesso è salita sui gradini della Questura. Sono quella che tutti dicono di aiutare, ma che in fondo non è vista da nessuno. Sono la ragazza della fiaccolata in TV e quella di cui l’Italia ora sta parlando di più.

Sono quella sorridente, che nessuno penserebbe mai combattere contro un drago a sette teste. Sono colei che ha paura e poi colei che, con un filo di rossetto e le gambe tremanti, va avanti.

Sono l’immagine della speranza in un mondo migliore e purtroppo sono la prova che la realtà è un’altra. Sono la dipendente affettiva, la ragazza dolce e la donna ribelle, quella che tutti si chiedono “ma come ha fatto a stare con uno così?”

Sono un numero tra le innumerevoli pratiche dei tribunali e divento un nome, solo quando non esisto più. Sono colei che annusa ogni giorno l’odore acre della morte e ne esce sempre più innamorata della vita. Sono la femmina combattente, che ha imparato a ballare sotto la tempesta, restando pur sempre desiderosa solo di pace.

Sono una tra le tante, tra le donne che devono lottare per la libertà.

Sono quella che non è libera di lavorare, quella ostacolata negli studi e nell’indipendenza economica. Le mie orecchie possono sentire dire le peggiori umiliazioni, ma guai a proferirle a un uomo! Sono quella che la Giustizia italiana ha preferito fare passare dalla parte del torto, pur di non ammettere le violenze patite. Sono quella accusata di conflittualità genitoriale e quella che resta insanguinata a terra, perché se lascio l’uomo violento ho paura di perdere i miei figli.

Sono quella che ha chiuso da tempo la relazione e colei che, invece, continua a subire i maltrattamenti per non disintegrare la famiglia. Sono quella che è andata al fatidico ultimo appuntamento e quella che ha fatto mille denunce, tutte archiviate. Sono quella che ha provato a difendersi in ogni modo e quella che ha subito in silenzio. Sono quella del “perché non lo ha denunciato?” e la vittima con la prescrizione del reato. Sono quella che ormai ha paura di amare e quella il cui cuore ha ripreso a palpitare. Sono quella che vuole solamente una vita normale, ma per quel maledetto incontro deve ancora pagare.

Sono quella di cui tutti parlano oggi, eppure domani sarà ancora tutto uguale. Sono colei alla quale hanno dedicato una giornata mondiale, ma poi il sistema la costringe a subire in nome di uno stigma patriarcale.

Sono la lacrima che scende in silenzio, il tramonto rosso che illumina il mare d’inverno.

Sono quella luce che vedrai in fondo al tunnel, sono il respiro dei miei figli.

Sono il viaggio più bello, che ancora non ho fatto.

Sono la valigia con tutti i miei sogni dentro.

Sono quel grido di aiuto inascoltato e l’albero, che resta a terra ben piantato.

Sono il volo libero di un gabbiano e il ritorno al cielo lontano.

Sono il fiore più bello, strappato e  il suo odore, mai cancellato.

Sono il petalo rosso della rosa e la spina.

Sono la canzone d’amore e il battito del cuore.

Sono la storia di cui sentirai parlare, ti prego non mi dimenticare!

Sono un’altra, l’ennesima:

sono quello che non doveva mai più accadere.

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In Italia, ogni 72 ore circa, viene uccisa una donna in ambito privato e familiare. Per saperne di più, clicca qui https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/22/sono-107-le-donne-uccise-da-inizio-anno-88-in-ambito-familiare-55-i-femminicidi-commessi-da-partner-o-ex/7361463

Gattini: quando la natura da sola non basta

Come prendersi cura dei gattini appena nati? Quali accortezze e attenzioni mettere in pratica? Per saperne di più, leggi l’articolo

Quali cure e attenzioni bisogna dare ai gattini, durante i primi giorni di vita?

Capita, spesso, di trovare gattini nati da poco. In questi casi, la differenza la fa la presenza o meno di mamma gatta. Pertanto, prima di portarli via dal posto in cui sono stati rinvenuti, bisogna accertarsi se veramente non possano contare più sulla vicinanza materna. Tutto ciò per via dell’allattamento, essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo dei piccoli, soprattutto nelle prime quattro settimane di vita. Ma la natura da sola non basta: perché mamma gatta produca latte di qualità e a sufficienza, deve essere nutrita abbondantemente. Cibo ricco di proteine e vitamine (come i prodotti “kitten”) è sempre consigliato.

La natura da sola non basta…

Per quanto si creda che la gatta farà tutto sola, ci sono rischi, che potrebbero presentarsi fin dal momento del parto: complicazioni nell’espulsione dei feti, perdite vaginali anomale etc. Inoltre, seppur raramente, può a accadere (principalmente nelle gatte primipare) che la mamma non liberi i feti dal cordone ombelicale e dalla placenta, mettendo seriamente in pericolo la salute dei neonati. Ancora, non è scontato che mamma gatta abbia sempre latte a sufficienza. Talvolta, può addirittura rifiutarsi di allattare (a causa di malattie, stress e altri fattori scatenanti).

Cosa fare in presenza di mamma gatta

Nel caso in cui ci sia la mamma, assicurarsi che questa mangi e controllare l’aumento ponderale dei gattini ogni giorno (dovrebbero aumentare in media 10 grammi). Prestare attenzione a un eventuale pianto continuo. Se tutto procede bene, dovrebbero mangiare e dormire. Durante la prima settimana di vita, troverete ancora attaccata una parte del cordone ombelicale. Lasciate che si secchi e cada da sola. Nel caso in cui, invece, mamma gatta non abbia già reciso con i denti il cordone, fate un taglio a minimo 2-3 centimetri dall’addome, onde evitare una futura ernia ombelicale.

E se non c’è la mamma: la situazione si fa più complicata

In questa sfortunata evenienza, la prima cosa da fare è tenere al caldo i gattini. Durante i primi giorni, l’ipotermia è in agguato. È conveniente metterli in una scatola con un plaid e una bottiglia di acqua calda, avvolta da un asciugamano. Un altro pericolo imminente potrebbe essere l’ipoglicemia. Se i gattini non hanno mangiato da ore, dategli una puntina di miele ciascuno. Va bene anche acqua e zucchero, da somministrare in due o tre gocce, tramite una siringa senza ago. Queste sono le prime attenzioni da avere. Solamente quando saranno caldi, idratati e in forze, potranno ricevere il latte.

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A questo punto, cosa dare da mangiare ai gattini?

Nelle prime settimane di vita, l’unico alimento per i cuccioli è il latte. In assenza di quello materno, il più adatto è il latte in polvere per gattini, che vendono nei negozi di animali o nelle farmacie. Va somministrato mediante l’apposito biberon. Quest’ultimo è preferibile rispetto alla siringa senza ago, poiché permette ai gattini una libera suzione. Il latte deve essere più o meno alla temperatura corporea dei cuccioli. Se non avete un termometro adatto, basta sentire una goccia di latte sull’interno del polso: dovrebbe essere tiepida.

La posizione dei gattini, durante la suzione

Nell’allattamento artificiale dei gattini, un dettaglio importante è la loro posizione, durante la suzione: occorre, più o meno, riproporre quella dell’allattamento materno. Pertanto, i piccoli vanno tenuti dritti e mai messi a pancia all’insù, con la testa sorretta dalle nostre dita e leggermente inclinata verso l’alto. Un altro accorgimento fondamentale è evitare di gettare il latte nella bocca del neonato, ma aspettare che sia il medesimo a succhiare spontaneamente. Tutte queste attenzioni sono necessarie per evitare un evento, che può essere loro fatale: la polmonite ab ingestis. Questa è dovuta all’ingestione del latte nelle vie respiratorie e la prognosi è infausta.

Quanto devono mangiare i gattini?

Il pasto va somministrato ogni due ore e la quantità di latte deve essere pari al 30% del loro peso corporeo. Terminato l’allattamento, si inizia con la pulizia, proprio come farebbe mamma gatta. I cuccioli vanno stimolati, affinché facciano i loro bisogni corporei. Si utilizza un panno carta umido da strofinare, delicatamente, sulle parti intime. E poi? È giunta l’ora del sonno.

Quando sono nati i gattini?

Se non abbiamo assistito alla nascita dei gattini, dobbiamo essere in grado di stabilirne, più o meno la data. Gli elementi da considerare sono: il cordone ombelicale, gli occhietti, la dentizione. Se presentano ancora parte del cordone ombelicale, sono nella prima settimana di vita. Se presentano gli occhi chiusi, hanno sicuramente meno di dieci giorni. I dentini, invece, iniziano ad apparire dopo circa quindici giorni: i primi sono gli incisivi. Seguono i canini, a circa 21 giorni.

Conclusione

Dopo tutte queste accortezze, non resta che godersi lo spettacolo della vita e aggiungere alle nostre cure tanto, tanto amore.

L’amore degli animali è la migliore terapia. Leggi qui

Parliamo di gattini: quali cure e accortezze mettere in pratici nei loro primi giorni di vita?

Il sito ha un nuovo volto

Novità per il sito: oltre alla violenza, tratterà argomenti relativi ai nostri amici a quattro zampe e alla moda. Tutorial, foto e video degli outfit donna più cool del momento. Tenetevi pronti!

Cari lettori, vi aggiorniamo che il nostro sito web avrà un nuovo volto. Ampliare gli orizzonti significa stare al passo con i tempi. La violenza sulle donne ha come matrice il rifiuto per la donna, in quanto donna. Lo scopo dei soprusi è quello di spegnere la luce femminile. Per questo motivo, rinascere significa brillare ancora di più.

Storia del sito

Nato nel 2018 su iniziativa dell’amministratrice unica Ambra Sansolini, il sito ha sempre e solo trattato di argomenti relativi alla violenza. Lo scopo era quello di offrire alle vittime un rifugio sicuro, un supporto morale nell’ardua lotta contro i soprusi.

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Novità in arrivo: la violenza è solo una fase della vita

Dopo cinque anni, è giunto il momento di dare un nuovo volto al sito. Tutto ciò per offrire un messaggio importante: la violenza resta solo una fase della vita di alcune donne. È un doloroso passaggio, che può condurre verso orizzonti nuovi e luminosi.

Di cosa tratterà, oltre la violenza?

Gli argomenti, che verranno trattati nel sito, oltre la violenza, riguarderanno il calcio e in particolar modo la squadra di serie A “S.S.Lazio”. Pertanto, troverete aggiornamenti, commenti e informazioni sulle partite.

Il giornalismo sportivo è da sempre un ambiente professionale più maschile che femminile, dove la donna viene spesso relegata al ruolo di “abbellimento” o accessorio ornamentale. Non è così, ma questo deve essere dimostrato soprattutto dalle donne stesse con serietà e professionalità.

Puoi seguire foto e video sul profilo Instagram e TikTok

https://instagram.com/ambra_sansolini?igshid=YTQwZjQ0NmI0OA==

https://www.tiktok.com/@ambrasansolini?_t=8iyBCVpHHdZ&_r=1

“Essere donne è un viaggio meraviglioso. Uno splendido volo, che inevitabilmente comporta cadute e sofferenze. Poiché, in fondo, non esiste rosa senza spine.” (Ambra Sansolini)

Il ruolo degli animali domestici, dopo la violenza

La violenza cambia, completamente, la vita di chi l’ha subita. In che modo? Cosa c’è dopo l’oscuro tunnel? Gli animali domestici possono aiutare a sanare il trauma? Naturalmente, porsi questa domanda significa essere comunque tra le fortunate: quelle che ce l’hanno fatta. Sono riuscite a liberarsi dal carnefice e possono iniziare a sognare una nuova vita.

Eppure, lo scarto tra sogno e realtà è sempre incisivo. La rinascita è complicata e necessita di un duro lavoro su sé stesse. Nei miei articoli ho sempre sottolineato il ruolo attivo della vittima, non come soggetto inerme al quale è capitato il misfatto. Occorre chiedersi, invece, il motivo per cui sia accaduto e guardare in faccia le proprie fragilità.

La psicoterapia resta la soluzione migliore, ma sempre accompagnata da tanta volontà di guarire. Quali sono le ferite da sanare? La più profonda, quella che continuerà a sanguinare a lungo, anche a distanza di tempo dai soprusi, è la fiducia. Fiducia in sé stesse e negli altri.

Sarà normale dubitare di tutti, darsi colpe che in fondo non abbiamo. Così come accadrà di avere paura di amare. E invece è proprio l’amore la migliore cura. Ma non bisogna forzare le cose, accelerando i tempi. Occorre, prima di tutto, imparare ad amarsi, prima di amare ancora.

Allora, spazio alle proprie passioni, a ciò che ci fa sentire vive. Nella mia personale esperienza, sono stati gli animali domestici a impartire la difficile lezione della fiducia. Cani e gatti si fidano spontaneamente degli esseri umani, non si chiedono come andrà a finire. Semplicemente, vivono il presente e non compiono mai del male per necessità di ferire.

Pertanto, nei prossimi articoli tratteremo anche questo argomento. L’appena passata pandemia, che ha colpito il mondo intero, è stata accompagnata da una crescita esponenziale di animali domestici all’interno delle famiglie. Hanno aiutato i loro proprietari ad affrontare gli stati di ansia e isolamento, imposti dall’emergenza sanitaria.

Purtroppo, alle copiose adozioni sono seguiti gli innumerevoli abbandoni. Finita la pandemia, in molti si sono disfatti dei loro amici a quattro zampe, come fossero medicine scadute.

https://www.ilmessaggero.it/animali/animali_abbandoni_dopo_pandemia_cani_gatti_cosa_succede-7036213.html

Un animale è per sempre. Con i nostri pelosi si instaura un vero e proprio rapporto d’amore. Hanno le capacità nascoste e silenziose per curare i nostri cuori affranti, ma non smettono mai di insegnarci qualcosa di nobile e prezioso, anche quando tutto sembra andare meglio.

Dopo la violenza, ci sono loro: dolci speranze in un mondo, troppo spesso marcio. Occhi puri, attraverso i quali tornare a guardarsi attorno. Fibre elastiche di amore, vivono di gesti caritatevoli, senza neppure sapere che è sempre di più ciò che elargiscono loro.

Leggi questi versi https://www.violenzadonne.com/ti-auguro-te-stessa/

Esiste solo la violenza di genere?

Sentiamo, spesso, parlare di violenza di genere, relativamente a quella messa in atto da un soggetto maschile ai danni di una creatura femminile. Ma la violenza ha davvero un solo genere?

Questo blog nasce per approfondire e informare circa la violenza sulle donne, ma in nessun articolo viene detto che sia l’unica forma di prevaricazione. La scelta personale di dedicarmi a questo argomento è nata dal fatto che l’ho vissuta in prima persona, in quanto donna.

Ma tutti sappiamo che qualsiasi essere vivente può subire violenza: esiste quella sui bambini, sugli anziani, sugli uomini e persino sugli animali. Leggiamo anche di notizie di cronaca nera in cui le vittime sono i genitori.

In questo pozzo buio e profondo, chiamato violenza, ho voluto dedicare la mia attività giornalistica a una delle sue molteplici facce.

I dati forniti dall’ISTAT parlano chiaro e la forma di violenza più diffusa nel mondo resta comunque quella sulle donne. Con questo, nessuno vuole sottovalutare o sminuire tutti gli altri soprusi, che siano fisici o psicologici. https://www.open.online/2022/11/24/istat-rapporto-omicidi-2022/

Tuttavia resta cruciale chiedersi: perché gli esseri viventi più abusati al mondo sono le donne? Lo scopo del blog è cercare risposte a questa complicata domanda, che affonda le sue radici nelle motivazioni storiche, culturali e giuridiche. Un arido terreno, che porta ancora nel 2023 a una disparità tra i due sessi in ogni campo, addirittura in quello lavorativo. https://www.violenzadonne.com/la-donna-quella-violenza-iniziata-tanti-anni/#comment-2427

Dunque, ben venga che si parli di violenza sugli uomini, ma senza ribaltare la realtà o affogare nell’immenso oceano della violenza i dati rilevati sulla violenza di genere.

A conclusione di questo dovuto chiarimento, auguro buon lavoro a tutti i miei colleghi, nel rispetto reciproco della deontologia professionale. https://www.newnotizie.it/2022/11/25/giornata-contro-la-violenza-sulle-donne-quando-la-retorica-sui-maschicidi-non-tiene-i-dati-a-confronto/

Festival del Romance

Sarò presente con i miei libri al Festival del Romance di Roma nei fine settimana 8/9 e 29/30 ottobre

Aggiornamento informazioni: sarò presente al Festival del Romance di Roma anche nel fine settimana dell’8 e 9 ottobre, oltre a quello già annunciato del 29 e 30 del medesimo mese. Vi aspetto con i miei libri e tanti gadget in via di Valle Aurelia, presso il centro commerciale AURA dalle ore 10 alle 19.

https://roma.repubblica.it/dossier-adv/eccellenze-lazio/2022/06/06/news/il_festival-del_romance_di_roma-352403107/?_vfz=medium%3Dsharebar

https://www.violenzadonne.com/novita-in-arrivo/