Auguri per un 2018 senza violenza

 

di Ambra Sansolini

E anche il 2017 è giunto al capolinea. Potremmo tirare le somme ed esprimere, in cifre, le donne uccise in ambito familiare. Ma ci sembra riduttivo e freddo sintetizzare tutto in semplici numeri. Contare i femminicidi non è come infilare le palline colorate sull’abaco.

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Auguri di Natale: regaliamoci la Libertà dalle violenze

 

di Ambra Sansolini

 

Ed è arrivato un altro Natale,che molte donne vivranno ancora tra le violenze del loro carnefice. Non dimentichiamo infatti, che questo giorno di Pace e Amore, viene usato dall’uomo maltrattante per provocare ulteriore sofferenza nella vittima: ciò avviene nei più svariati modi, che vanno dalle percosse fisiche, fino alla più subdola violenza psicologica. Pertanto che sia il primo, il decimo o il trentesimo Natale vissuto così, facciamoci il regalo di essere finalmente libere e serene.

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Il diritto dei minori comincia con il diritto ad avere una famiglia e a vivere in famiglia

 

di Ambra Sansolini

 

Il 21 Dicembre, presso la sala Nilde Iotti di Palazzo Theodoli Bianchelli a Roma, si è tenuta una conferenza con gli addetti ai lavori e non, per trattare il tema del diritto dei minori di crescere in famiglia. Lo scopo di questa che è stata una delle tante iniziative, è quello di mettere fine alla drastica ed inconcepibile separazione dei figli dai genitori biologici. L’incontro è stato presieduto dall’Onorevole dell’Udc, Paola Binetti, molto vicina a questo tema, che lo scorso 15 Novembre ha presentato una mozione per arginare la drammatica situazione. Tra i relatori hanno preso parte anche il Direttore dell’Associazione nazionale familiaristi italiani, Massimo Rosselli del Turco e l’Avvocato Carlo Priolo, esperto in allontanamento dei minori.

Introduzione

In Italia ci sono circa 40000 bambini nelle case famiglia, rispetto alla media europea che si aggira attorno ai 6000. Questo dato la dice già lunga circa un fenomeno complesso, che come espresso dalla deputata Binetti nell’ultima mozione presentata alla Camera, crea «sacche di sofferenza del tutto estranee al dettato originale della norma».
Come mai nel nostro Paese, c’è questo numero spropositato di minori, inseriti nelle suddette strutture? Cosa si nasconde sotto quest’atroce macchina che separa i figli dai genitori, privando gli uni e gli altri di un diritto fondamentale, che è quello di avere una famiglia? Secondo quali criteri avviene tutto ciò? Esistono delle normative in merito?

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La comunicazione paradossale

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Come comunica l’uomo maltrattante? In modo paradossale e assurdo. Si tratta di una forma subdola di violenza e manipolazione, attuata nella fase iniziale del rapporto e dopo la separazione o il divorzio, nel caso in cui vi siano figli in comune. Lascia segni permanenti nella vittima, che si sente intrappolata in dialoghi privi di senso e senza uscita.

La corda

Arriva un punto in cui la relazione idilliaca dei primi tempi, con le parole romantiche e le promesse d’amore, lascia spazio a frasi incomprensibili, taglienti come lame. L’aguzzino soffoca così la donna, come se le mettesse attorno al collo una corda. Questa inizia a interrogarsi sulla propria capacità comunicativa, poiché i messaggi che veicola al partner, non vengono recepiti. Ad aggravare tutto ciò, subentra poi la proiezione del senso di colpa, fatta sadicamente dall’abusante per destabilizzare ancora di più la compagna o moglie. In fondo la comunicazione è alla base di ogni rapporto umano, ma rappresenta il primo ingrediente che manca all’interno di situazioni in cui vige un modello dominante. Diventa per l’aguzzino il mezzo principale attraverso cui distrugge l’autostima dell’altra persona.

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Lupi travestiti da agnelli

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Lupi travestiti da agnelli, che si esibiscono davanti a una platea. Stiamo parlando di chi sfrutta la delicata e seria causa della violenza sulle donne, come vetrina per la propria immagine e professione, cavalcando l’onda del momento. Sono in molti ormai quelli che si siedono dietro la cattedra e fanno didattica, dall’alto di un piedistallo parlano freddamente di vessazioni che in fondo non li riguarderebbero mai. Ma la violenza sulle donne non è una materia scolastica, né pura teoria. C’è in ballo la sofferenza umana e la vita di molte persone. Verrebbe spontaneo pensare che dove si combattano abusi e ingiustizie, ci sia lealtà, coraggio e soprattutto verità. E invece i lupi esistono anche lì, camuffati nella loro veste migliore, quella più facilmente venduta. Affamati di meriti morali e umani, si cibano del sangue e delle lacrime delle vittime, per ricevere applausi e complimenti. Quale modo migliore in effetti, per aumentare prestigio e notorietà, se non quello di mostrarsi come paladini di una causa sociale tanto importante?

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Oltre la violenza: quel doppio ricatto sui figli

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

C’è una minaccia ricorrente, fatta dall’uomo maltrattante verso la donna: è quella di toglierle i figli. Se chiediamo alle vittime di violenza domestica, che hanno minori in comune con l’aguzzino, tutte potrebbero confermarci la frase: «Se te ne vai, ti faccio levare i figli». Di solito a questa, si accompagnano quasi sempre altri ricatti di tipo economico. Qualora la donna non abbia un lavoro, viene minacciata di essere lasciata senza il necessario per vivere; se invece svolge una professione, allora il carnefice intimorisce dicendo che la farà licenziare e perderà tutto. A causa di queste intimidazioni, molto spesso la vittima, impaurita, non denuncia. Cosa ancora peggiore, se trova il coraggio di farlo, quelle minacce troppo spesso diventano la realtà con la quale sarà costretta a combattere. Tutto ciò avviene grazie a uno Stato complice dell’abusante e incapace di difendere chi subisce violenza.

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La violenza sulla violenza: le Assistenti sociali

Riprendiamo l’intervista a “Maria”. Attraverso il suo racconto, capiremo nella realtà, con quali figure “professionali” sia costretta a rapportarsi una donna che decide di denunciare le violenze domestiche, qualora abbia figli in comune con il carnefice. L’ex compagno di Maria, verrà chiamato R.

Maria, eravamo arrivate al punto delle Assistenti Sociali. Che impressione avesti di loro?

«La prima volta che entrai in quel reparto della Asl, ebbi l’impressione di aver varcato la soglia dell’inferno. Il primo impatto non fu affatto positivo. Si respirava un’aria di tacita sofferenza. Capii subito che mi ero andata ad affossare in un pantano…»

Come ti accolsero?

«C’era una Dottoressa, spettava a lei seguire il nostro “caso”. Io ero in sala d’attesa con mia figlia. Naturalmente appena uscì dalla sua stanza, ci sorrise e con quell’aria falsamente amorevole disse: “Sei tu la piccola Valentina, vero?” La bambina non rispose: a due anni ancora parlava poco e poi credo fosse anche agitata»

Ebbe così inizo il colloquio. Ce lo descrivi brevemente?

«Come prima cosa mise la bambina a giocare da una parte e fece una serie di domande sulla mia vita».

Domande di che tipo?

«Doveva avere ogni informazione su di me, per iniziare a sviluppare un profilo completo della figura materna. Mi chiese se lavorassi, dove, da chi fosse composta la mia famiglia, quale fosse la professione dei miei genitori etc. Poi una serie di domande invece furono rivolte al rapporto con il mio ex compagno».

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La violenza sulla violenza: contro un sistema

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Abbiamo raccolto la testimonianza di una donna vittima di violenza domestica e stalking. Ci siamo soffermati sulla sua personale esperienza della denuncia-querela. In TV e in ogni dove, viene continuamente detto alle donne di denunciare, ma nessuno spiega loro cosa realmente troveranno dal momento in cui busseranno alla Caserma dei Carabinieri o alla Questura della Polizia. Per questo motivo, attraverso i recenti ricordi di chi ci è passata, vogliamo fare uno zoom su una situazione reale e drammatica, più della violenza stessa.

La donna da noi ascoltata, per motivi di privacy, verrà chiamata con un nome di fantasia, cioè Maria. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite, è puramente casuale.

Maria ci ha accolti con il sorriso proprio di chi ne ha vissute tante, uno di quelli che farebbero uscire il sole anche nelle giornate buie e uggiose, tipiche del mese di Dicembre. Non ci vuole molto perché si apra completamente e il suo dolore trovi espressione in parole indelebili, come i segni lasciati dalla violenza.

Ciao Maria, quando sei pronta, iniziamo…

Sorride (n.d.r.) e aggiunge: «Credo di essere nata pronta».

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Come oggetti

di Umberta Di Stefano

Usi gli oggetti non le persone
Queste puoi amarle o meno.
Quando permetti d’essere usato
come un oggetto,
la tua anima si spegne man mano…
Dai il consenso agli altri
di giocare con i tuoi sentimenti
che cadono in un abisso senza fondo.
Ti senti futile come essere umano
e ciò comporta
non darti più un valore…

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Perché esiste la violenza?

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Abbiamo intervistato un giovane talento della musica, Mario Bragaglia. Questo ragazzo ha 23 anni, viene da Ceccano, in provincia di Frosinone e nella sua canzone tratta il tema della violenza. Ha un fare cordiale e solare, la grinta e la determinazione tipiche di un sognatore…

Ciao Mario. Come hai iniziato il tuo percorso nella musica? 

«Bentrovati, è un piacere per me. Fin da bambino giocavo a fare il cantante. All’età di otto anni, immaginavo di avere un pubblico davanti a me, prendevo in mano un qualsiasi oggetto e cantavo. Poi crescendo, ho continuato a coltivare questa mia passione: la giusta medicina che mi rende più forte.»

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