Un saggio pratico per non far sentire sole le donne vittime di violenza

Quanto spesso capita a una donna, dopo essersi separata da un soggetto narcisista e violento, di dover condividere l’affidamento dei figli con lo stesso? Una condivisione che inevitabilmente condurrà a nuove vessazioni e a un protrarsi della violenza, alla quale si sperava di avere messo la parola fine. Una violenza così sottile da parte di un aguzzino così furbo e subdolo da non essere facilmente individuabile e tale da far sì che ci si ritrovi con pochi mezzi a disposizione per la propria difesa. Una battaglia dunque non solo difficile da combattere ma la cui posta è alta, altissima: il benessere del minore e il diritto alla maternità. […]

Non è un saggio costruito in astratto, bensì illustra le diverse problematiche che si potrebbero presentare di volta in volta nella gestione condivisa dei minori e in che modo l’uomo potrebbe remare contro l’ex compagna, mettendole i bastoni tra le ruote senza esitazione, un atteggiamento incontrollatamente e totalmente distruttivo.

“Ma un narcisista maligno non si accontenta di vincere, ama stravincere. Per questo motivo, sceglie spesso di comunicare in maniera perversa i piani. Sa benissimo che il suo modo di esprimersi è pressoché incomprensibile, ma è altresì certo di come il medesimo può generare nell’interlocutore smarrimento , angoscia e timore. Solitamente dice senza dire: fa allusioni, parla in modo generico, risulta vago e indefinito nel suo incedere. Eppure, non sa fare a meno di sentire lo spavento che cresce nella vittima. In effetti, la paura e la rabbia sono i lacci più potenti con i quali tiene legata a sé la preda.”

Nel libro oltre alle numerose riflessioni in merito all’argomento, uno spazio di rilievo è ricoperto dalla comunicazione linguistica: con acume e sensibilità vengono evidenziati i fini minatori del narcisista mascherati tra le righe di alcune mail riportate, allo stesso tempo l’autrice fornisce consigli per sapervi rispondere in modo da non cadere nella trappola ben elaborata.

Dunque, il saggio è un’opera estremamente pragmatica, aspetto che viene esaltato ancor più dalla prosa asciutta, limpida e alla portata di tutti. Una lettura che consente di approfondire questioni di cui si parla poco o molto spesso accantonate con superficialità.

Non bisogna dimenticare quale sia il fine ultimo della Sansolini: stare vicino alle donne che si trovano a subire le angherie degli ex partner circa l’affidamento, mostrare loro di non essere pazze e fornire comprensione e spunti per superare la situazione in modo vittorioso; perché se da un lato il libro delinea uno scenario scuro, dall’altro è un invito a farcela e a non cedere.

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I contatti distruttivi con l’abusante. Come liberarsi da questa trappola? Due testimonianze a confronto

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Tutte le donne che sono state costrette ad avere contatti con l’uomo maltrattante, per la gestione dei figli, sanno quanto sia deleteria quella “comunicazione”.

Il dramma è che la Legge non ravvisa “la violenza tra le righe”, che è una forma di abuso psicologico. Anzi, molto spesso accade che punisce proprio la vittima, indotta a reagire per difendersi dagli attacchi del carnefice.  E così, come per magia, l’aguzzino diventa persino la vittima. Un ribaltamento della realtà assurdo e nocivo per colei che, oltre al danno, subisce la beffa. Tutto ciò è il frutto del disegno diabolico dell’offender, il quale sfrutta ad hoc i limiti di una Giustizia superficiale e grossolana. Come bisogna far capire ai nostri Magistrati che le parole uccidono?

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Il silenzio: il castello tenebroso del carnefice

 

di Ambra Sansolini

Nella violenza psicologica rientra anche il silenzio. Una forma di vessazione difficile da notare e dimostrare, ma della quale un narcisista maligno o uno psicopatico si serve costantemente.

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Mario Bragaglia e quella violenza psicologica vinta con il sorriso

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Abbiamo avuto il piacere di ascoltare ancora Mario Bragaglia, in arte Brandon Braching, relativamente al tema della violenza psicologica. Qualche giorno fa, è stato inserito sul sito un test per accertare quanto sia drammaticamente diffuso questo tipo di abuso. Dal sondaggio effettuato è venuto fuori che le persone maggiormente colpite sono quelle sicure di sé, dal carattere forte e capaci di prendere sempre una posizione. In effetti lo scopo principale della vessazione psicologica è proprio quello di minare l’autostima dell’altro. Non c’è nulla di più sbagliato che considerare la violenza come un fenomeno riguardante esclusivamente le persone deboli: in verità accade soprattutto a quelle forti per cercare di indebolirle. Sono invece sempre fragili coloro che la compiono.

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Mario, sei mai stato vittima di violenza psicologica?

Sì, mi è capitato numerose volte.

Questi episodi avvenivano soprattutto tramite azioni oppure parole?

Gli attacchi brutali erano verbali. Ci sono alcune parole che feriscono più delle lame e ti fanno sentire morto dentro.

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A tu per tu con Agnese: l’immobilità dell’anima

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

 

Violenza psicologica e dipendenza affettiva. Ormai ne sentiamo parlare tanto, perché rendono la donna inerme nelle mani del suo carnefice. Psicologi e Psichiatri possono spiegarci meglio questi fenomeni, ma venire a contatto con le sensazioni di chi ci è passato può aiutare a riconoscersi in certe descrizioni. Cosa prova la vittima in quei momenti? Perché anche la più forte diventa improvvisamente fragile e incapace di reagire? Nel romanzo “Su ali di farfalla” si parla anche di questo. Ma per non dilungarci troppo, sono state saltate alcune parti del racconto di Agnese. Riprendiamo quelle dichiarazioni, con lo scopo di rendere chiaro il motivo per cui è sbagliato definirle “donne fragili” e ancora di più giudicarle perché non lasciavano il loro compagno o marito.

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«Sentiva in cuor suo di voler prendere una decisione senza tuttavia riuscire a farlo» (“Su ali di farfalla”, terza parte). Agnese, perché non riuscivi a decidere? Cosa ti bloccava?

Non è facile spiegare cosa si prova in quei momenti. La confusione è così profonda che non riesci più a capire cosa vuoi davvero. Volevo lasciare Leonardo, ma quando ero sul punto di farlo, puntualmente non ce la facevo.

Facciamo un passo indietro. Per quale motivo sentivi il desiderio di lasciare Leonardo?

Mi ero accorta che non era più il fidanzato dolce, premuroso e romantico dei primi tempi.

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Lentamente si muore a causa della violenza psicologica

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Non si muore solo con una pallottola o una lama. Si muore ogni giorno, quando un uomo si arroga il diritto di sentirsi superiore. Stiamo parlando della violenza psicologica all’interno della coppia, che può portare anche al decesso della vittima. Umiliazioni, silenzi, provocazioni continue. L’intento di soggiogare la donna con la paura e il ricatto. Un incubo che dura anni e nessuno vede, se non chi lo vive. Le conseguenze sono deleterie. Riconoscerlo, si può. Non esiste un limite preciso tra una semplice offesa o mancanza di rispetto e la violenza psicologica. Perché si tratti di quest’ultima, bisogna notare la reiterazione degli episodi e le sensazioni della donna, che sa per certo di stare male, ma non conosce bene le ragioni di quel malessere.

Se ti senti così…

Se ti vedi brutta, ti percepisci incapace, non all’altezza, inadeguata. Se non sai stirare bene le camicie e non pulisci alla perfezione. Se le faccende di casa sono unicamente affar tuo. Se non ti senti libera e a tuo agio nell’ambiente domestico. Se ogni volta che sogni di fare qualcosa, puntualmente arriva lui a ricordarti che non ce la farai e stai solo perdendo tempo. Se tutto ciò che pratichi non è degno di stima e attenzione. Se la colpa è sempre la tua. Se sei la bambina cattiva da educare e punire. Se, quando non fai come dice lui, sei una poco di buono. Se riesce a farti compiere azioni lontane dal tuo codice etico e morale. Se, in virtù di alcuni valori, ti sottopone a pressioni e insiste nel chiederti qualcosa. Se, mentre piangi per le offese ricevute, ti deride e si prende gioco persino del dolore che ha causato lui. Se non puoi permetterti di rispondergli con un secco no. Se tutto ciò che proponi e progetti non trova mai realizzazione concreta, perché egli sa come mandarlo all’aria. Se non puoi gestire l’economia della famiglia, perché l’unico a disporre dei soldi è lui. Se vivi tutto questo, sei dentro alla violenza psicologica.

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Un semplice diverbio o violenza psicologica?

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Dove esiste violenza fisica, c’è sicuramente quella psicologica. Ma non viceversa. Pertanto, sono innumerevoli gli ambiti in cui si compie l’abuso psicologico e soprattutto svariate le modalità. Chiunque, nell’arco della propria vita, ha subito questo tipo di vessazione. Dopo avere imparato bene in cosa consiste, rifletteremo su tutte le circostanze che ci hanno visto vittime di una simile aggressione. Solo allora ci renderemo conto che il numero di quegli spiacevoli episodi è enorme. Perché avviene questo? Come mai è un fenomeno sempre più in crescita e ormai diffuso anche tra i giovani? Qual è lo scopo degli autori del maltrattamento? A tali domande risponderemo nelle seguenti righe.

Quali sono i luoghi in cui si perpetra questo abuso?

Ovunque. Più spesso avviene nei posti di lavoro o all’interno di tutti quei gruppi sociali (famiglia, amici etc.) in cui alcuni membri vogliono dominare sugli altri. La ritroviamo persino negli ambienti che si propongono l’elevazione morale e il sostegno delle persone (associazioni culturali, religiose etc.), poiché è più facile nascondere tale forma di violenza sotto propositi edificanti e “buoni”.

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Donne vittime di relazioni pericolose: come uscire dalla spirale della violenza

Su ali di farfalla: il volo dalla violenza alla libertà
Il volo dalla violenza alla libertà

Domani domenica 14 Gennaio 2018 a Nettuno presso l’istituto Scuola paritaria “San Francesco” in via della Liberazione n.35 si terrà un convegno informativo per prevenire relazioni pericolose.

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