“Su ali di farfalla”: quando la violenza diventa una lezione d’amore

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

“Su ali di farfalla”: un romanzo che, attraverso la violenza, parla dell’amore. Nessuno si chiede mai quali sogni, speranze e desideri hanno trascinato le donne in storie pericolose. Eppure, è stato proprio il bisogno di donare e ricevere amore a condurle in quel precipizio. Allora, cosa dobbiamo insegnare alle ragazze di oggi? Evitare l’amore equivale a salvarsi dalla violenza?
E soprattutto, in che modo tornare a nutrire il più alto dei sentimenti, dopo che si è uscite dal tunnel?

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Donne: vittime e carnefici per amore

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

L’amore porta le donne a essere vittime. Più raramente carnefici. Cosa spinge una creatura femminile a voler distruggere un’altra simile? Solo l’amore è la porta di ingresso che apre la strada a situazioni pericolose?
Per capire meglio questi drammi, prenderemo in esame le tragiche storie di Sarah Scazzi e Rossana D’Aniello.

L’amore: un sogno tutto al femminile che mette a nudo le nostre fragilità

Nei casi di femminicidio, compiuti da un uomo, l’amore è il laccio con il quale intrappolare la donna. Il più nobile sentimento umano diventa così la maschera preferita dall’aguzzino. Tutto ciò è facilmente attuabile perché esso trova sede soprattutto nel cuore femminile. Sono le donne a crescere fin da bambine con questo sogno, fatto di passione e dedizione. Troppo spesso bisognose di accettazione e cura, l’impellente desiderio di essere amate le trascina in relazioni tossiche, che possono rivelarsi addirittura letali. Per lo stesso motivo, anche se molto più raramente, arrivano a indossare i panni dell’assassino, agognando la distruzione di un’altra donna.

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Figlio dell’amore

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Alcuni tragici fatti di cronaca ci parlano di bambini innocenti, coinvolti in storie di FEMMINICIDIO. La cieca rabbia dell’uomo di punire in qualche modo la donna non risparmia neppure i figli. Ho inventato un breve racconto, cercando di portare alla luce il pensiero di chi, in quell’amore malato, ci si trova dentro senza possibilità di scelta e alcuna responsabilità. Perché, se è atroce e assurdo accettare che chi diceva di amare quella donna, sia in grado poi di ucciderla, lo è ancora di più  quando lo stesso toglie la vita persino a un figlio.

 

Ciao a tutti,
mi chiamo Daniele e ho sette anni. Mi piace giocare a calcio e adoro le macchinine: ne ho moltissime e di tutti i colori. Frequento la seconda elementare e la mie materie preferite sono la geografia e la matematica. Per questo gli adulti mi dicono che da grande potrei fare l’esploratore o il geologo: in effetti mi vedrei bene in quei magnifici posti, che ammiriamo nei documentari. Però in fondo potrei anche fare il medico o il veterinario, in modo da mettere a frutto le mie capacità per il bene degli altri. Dove sta scritto che solamente le femminucce debbano svolgere professioni di aiuto e sostegno ai meno fortunati? Ora che ci penso bene, visto che mi piacerebbe stare al servizio dei cittadini, potrei fare anche il poliziotto o il carabiniere. Con me starebbero tutti al sicuro! Prima o poi chiunque ha bisogno di un agente delle Forze dell’Ordine. Sarebbe bello sentirsi essenziale per gli altri. E il pompiere? Caspita! I pompieri sono angeli scesi sulla terra. Mia madre mi dice sempre che la vera forza non è quella fisica. Non serve un’arma per sentirsi forti. La mia mamma mi ha insegnato che dobbiamo dare alle persone, ma dando veramente noi stessi. Non per sentirci unici o indispensabili, perché poi lei mi ricorda che c’è qualcuno sopra a noi: uno davvero potente e immensamente buono. Ma la sua potenza non consiste nella ricchezza, nella forza bruta o nella prepotenza. Dice che sta tutto nelle mani del tale in questione e mi ripete che siamo nulla rispetto all’immensità dell’universo.

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Cosa non si fa per un amore da favola?

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

L’infanzia delle creature femminili è sempre stata accompagnata dalle favole. Un costume radicato quello di far crescere le bambine con l’idea che la felicità coincide sempre con una storia d’amore. Le protagoniste sono donne che devono essere salvate o al contrario che devono liberare l’uomo da un destino malvagio. In ogni caso sono costrette a guadagnarsi il sentimento con mille peripezie e sofferenze. Come se l’amore fosse un merito, un premio elargito dall’altra persona, qualcosa da conquistare, rinunciando persino a sé stesse. Alla base della violenza sulle donne c’è anche questo sostrato culturale. Se la mente di una bambina viene plasmata da tali modelli, non meravigliamoci quando da adulta sarà la compagna o moglie disposta ad accettare qualsiasi sopruso, pur di guadagnarsi una briciola di amore.

Cenerentola

Quale bambina non è venuta a contatto con la favola di “Cenerentola”? La vita disagiata della protagonista tra le prepotenze della matrigna e delle sorellastre sembra poter trovare un bagliore di luce con l’arrivo del principe. La figura maschile è presentata come degna delle prove, che devono superare le donne per prendere il suo cuore. Questa situazione ci ricorda un po’ l’harem del narcisista perverso, che crea appositamente competizione e gara tra le varie pretendenti, nuove e del passato. La solidarietà tra creature femminili viene così seppellita, perché diventa prioritario ottenere le grazie e l’attenzione dell’uomo. Riflettiamo e pensiamo che se le donne fossero più unite, riuscirebbero a mettere fine alla violenza.

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Come oggetti

di Umberta Di Stefano

Usi gli oggetti non le persone
Queste puoi amarle o meno.
Quando permetti d’essere usato
come un oggetto,
la tua anima si spegne man mano…
Dai il consenso agli altri
di giocare con i tuoi sentimenti
che cadono in un abisso senza fondo.
Ti senti futile come essere umano
e ciò comporta
non darti più un valore…

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Il femminicidio nelle opere letterarie

di Ambra Sansolini

Introduzione

Il femminicidio, pur essendo un termine coniato in epoca moderna, compare anche in tutta la letteratura, fin da quella più antica. Il primo uso del termine è del 1990, per opera della docente femminista di Studi Culturali Americani, Jane Caputi e poi della criminologa Diane E.H. Russell. Quest’ultima, nel libro scritto insieme a Jill Radford, dal titolo “Femicide: The Politics of woman killing”, specifica che per “femmicidio” s’intende una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna “in quanto donna”. Da ciò si deduce che la violenza sia la conseguenza di una tendenza misogina.

La cultura della violenza

La letteratura e in generale ogni forma di cultura, veicolano messaggi capaci di condizionare la vita delle persone. Le opere letterarie sono spesso lo specchio della società, ma nello stesso tempo la plasmano. Così, insieme ad altri fattori, una letteratura che presenta come normale e addirittura lodevole, la violenza sulle donne, contribuisce a radicare nei lettori, quella malsana convinzione.
La letteratura, avendo spesso come tema centrale l’amore, non poteva esimersi dal presentare legami con la violenza sulle donne. Infatti per creare una società in cui non vi siano più abusi sulle donne, occorre prima educare all’amore.

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Una di noi: l’amore non è violenza

 

di Ambra Sansolini

Sognava l’amore,

non sapeva esistesse chi si ciba dell’altrui cuore.

Pensava di cambiarlo, rinunciando a sé stessa:

l’amore non pretende e ti fa sentire come una principessa.

 

Accettò il primo schiaffo con la convinzione,

che in fondo si meritasse ogni punizione.

Le continue critiche e umiliazioni

la facevano sentire in difetto:

così solo lui era perfetto.

Vedi

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