L’altra faccia della violenza sulle donne. Quando a pagare sono anche i loro figli

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Ci sono momenti in cui neppure uno scrittore riesce a trovare le giuste parole. Questo è ciò che è accaduto a me, da quando una donna ha rilasciato il materiale relativo alla sua assurda vicenda di violenza. Da mesi ho in mano quegli allegati, che leggo e rileggo, senza riuscire a trovare il modo di iniziare l’articolo. Non so da che parte cominciare. Ogni volta che provo a scrivere, mi sento un nodo in gola. La schermata bianca del PC, per la prima volta, mi fa paura, perché so che devo riempirla con il dolore immenso di una madre e un bambino.
Allora mi pongo una domanda, semplice e chiara: se faccio così fatica io, che devo solamente trovare il modo di dar voce all’atroce sofferenza, cosa stanno vivendo queste due creature innocenti?

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Quando il carnefice manipola la Giustizia e l’informazione

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Ogni giorno la nostra Magistratura ci mostra chiaramente come la Giustizia in Italia non esista. E insieme a questa tragica realtà, i media veicolano messaggi sbagliati, parlando spesso di “raptus”, della fine del rapporto o di gelosia. La verità è che non esistono attenuanti a un femminicidio. L’informazione, quella vera e onesta, dovrebbe formare le menti e le persone, anziché seguire la fiumana. Se continuano a passare certi contenuti, finiremo per considerare normale una reazione violenta al chiudersi della relazione, giustificheremo la gelosia morbosa e negheremo alle donne la possibilità di salvarsi. In effetti, considerando il tragico epilogo come un gesto improvviso e incontrollato, si dà per scontato che l’assassino non abbia manifestato alcun cenno di squilibrio e quindi la vittima non sarebbe potuta scappare in alcun modo al suo atroce destino. E invece no: la violenza non nasce per caso, non riguarda chiunque. È possibile individuarla e quindi uscirne.
Sembra quasi sia più normale comprendere il carnefice che la preda, in virtù di un’idea comune per la quale bisogna recuperare il soggetto maltrattante, anziché tutelare chi ha subìto le sue atroci azioni.

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Di quale giustizia parliamo?

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di Ambra Sansolini

Introduzione

Nel precedente articolo abbiamo analizzato le prove documentali della persecuzione “anonima” subita da Agnese. Adesso invece, prendiamo in esame gli Atti della Procura di Roma, in particolar modo l’analisi del Comandante della Stazione dei Carabinieri cui si rivolse la ragazza e del Pubblico Ministero. La relazione del Comandante è molto importante, perché è tramite la stessa che il Pubblico Ministero si fa un’idea dell’episodio segnalato.
Alcune parti sono state cancellate per motivi di privacy, ma tramite ciò che è lasciato leggibile, si capisce chiaramente come operi la “Giustizia” italiana quando si tratta di violenza sulle donne.

Il Comandante dei Carabinieri

Vediamo cosa scrive un uomo posto a tutela dei cittadini: nella prima riga parla di “condotte diffamatorie” (diffamazione art. 595 c.p.p.) e specifica che le stesse alludono a una relazione sentimentale della querelante con un uomo. Andando avanti, egli si contraddice completamente e nega quanto affermato nella prima riga, asserendo esplicitamente che in tali missive anonime non sono presenti minacce o ingiurie. Si parla di tre lettere, perché al momento preso in esame le missive erano tre. Sottolineiamo che alla fine, in tutto, saranno cinque e che ogni volta Agnese, nonostante la Magistratura italiana continuasse a non aiutarla, ha sporto una querela.
In conclusione, il Carabiniere ipotizza accertamenti tecnici circa la calligrafia dell’autore delle lettere anonime, da confrontare “eventualmente” con quella di due sospettati.

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Riforma Orlando dell’art. 162-ter c.p. : un errore da dimenticare

 

di Cristina Cannas

Introduzione

Ricordiamo che lo stalking non potrà più essere estinto, secondo un emendamento del governo al decreto legge fiscale in commissione Bilancio del Senato, che è relativo proprio a due giorni fa. In ogni caso, abbiamo dato voce  alle riflessioni di una donna circa questo “errore-orrore”.

A cosa serve denunciare?

In un contesto in cui nel nostro paese, solo nel 2017, ogni tre giorni viene uccisa una donna, e dove il 90% non denuncia le violenze subite, non solo per paura, ma perché percepisce come “inutile” una denuncia che rimane spesso inascoltata, le modifiche introdotte dalla Riforma Orlando con la legge 103, suscitano in me una profonda indignazione e una severa critica.

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Come snellire il lavoro della Magistratura

L’elemento più sconcertante è constatare il perpetrarsi, da parte dell’attuale legislatore, della tendenza insana a ridurre le garanzie di tutela per i cittadini in nome dell’incentivazione di soluzioni stragiudiziali dei processi per reati perseguibili a querela di parte soggetta a remissione.
Lo abbiamo visto con la depenalizzazione di molti reati per svuotare le carceri sovraffollate e lo vediamo ora con un provvedimento che è palesemente contrario alla giustizia: in pratica per risparmiare tempo e soldi nei processi e snellire la macchina giudiziaria completamente inadeguata, invece di migliorarne il funzionamento per esempio col potenziamento del personale, si minimizza la gravità del reato.

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Una di noi: l’amore non è violenza

 

di Ambra Sansolini

Sognava l’amore,

non sapeva esistesse chi si ciba dell’altrui cuore.

Pensava di cambiarlo, rinunciando a sé stessa:

l’amore non pretende e ti fa sentire come una principessa.

 

Accettò il primo schiaffo con la convinzione,

che in fondo si meritasse ogni punizione.

Le continue critiche e umiliazioni

la facevano sentire in difetto:

così solo lui era perfetto.

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