Quando il carnefice manipola la Giustizia e l’informazione

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Ogni giorno la nostra Magistratura ci mostra chiaramente come la Giustizia in Italia non esista. E insieme a questa tragica realtà, i media veicolano messaggi sbagliati, parlando spesso di “raptus”, della fine del rapporto o di gelosia. La verità è che non esistono attenuanti a un femminicidio. L’informazione, quella vera e onesta, dovrebbe formare le menti e le persone, anziché seguire la fiumana. Se continuano a passare certi contenuti, finiremo per considerare normale una reazione violenta al chiudersi della relazione, giustificheremo la gelosia morbosa e negheremo alle donne la possibilità di salvarsi. In effetti, considerando il tragico epilogo come un gesto improvviso e incontrollato, si dà per scontato che l’assassino non abbia manifestato alcun cenno di squilibrio e quindi la vittima non sarebbe potuta scappare in alcun modo al suo atroce destino. E invece no: la violenza non nasce per caso, non riguarda chiunque. È possibile individuarla e quindi uscirne.
Sembra quasi sia più normale comprendere il carnefice che la preda, in virtù di un’idea comune per la quale bisogna recuperare il soggetto maltrattante, anziché tutelare chi ha subìto le sue atroci azioni.

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Era “per te”, oggi è “per me”

 

di Ambra Sansolini

Per te ho allontanato le persone che mi volevano bene, mi sono sforzata di essere quella che non ero. Per fare sorridere te, ho rinunciato al mio sorriso; per fare dormire profondamente te, non ho dormito. Eppure non ti andava mai bene. Per te ho provato a invecchiare prima, in modo che fossimo tutt’uno anche sotto l’aspetto anagrafico. Per te mi facevo bella, ma non te ne accorgevi mai.
Quando mi svegliavo la mattina, la giornata che stava iniziando, mi appariva come un macigno da portare sulle spalle: in fondo avrei solo voluto chiudere gli occhi e continuare a dormire, ma non ero padrona più neppure del mio sonno, perché ti eri preso anche quello.

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Psicopatia: sanità mentale o follia?

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Molto spesso, quando l’uomo che ha commesso l’omicidio della donna o altre violenze a danno della stessa, viene condannato, inizia da parte della difesa la finzione circa una presunta malattia mentale dell’assistito. Tutto ciò al fine di ottenere uno sconto di pena o addirittura l’impunibilità del reo. Ci sono casi in cui, è addirittura la parte lesa ad essere accusata di aver cagionato l’infermità mentale dell’abusante. E allora viene da chiederci: può essere folle, un soggetto che premedita e attua cinicamente la distruzione di una persona? Gode pienamente della salute mentale, un uomo ossessionato dall’idea di annientare l’ex compagna?

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Stalking: ruolo dello psicologo giuridico nel danno non patrimoniale della vittima

 

del Dr. Alessandro Ruta
Psicologo-Psicoterapeuta

 

Danni sulla salute psichica della vittima

Per quanto riguarda l’ambito di intervento dello psicologo, nei casi di stalking è piuttosto ampio e concerne tanto il versante clinico che quello giuridico. Dal punto di vista clinico, oramai è ben chiaro che il reato di stalking, determina un effetto di lesione e di danno sulla salute psichica della vittima. Secondo le ricerche, i sintomi più comunemente riportati dalle vittime di stalking più frequentemente osservabili dal punto di vista psicologico ed emozionale, sono: paura, ansia, rabbia, sensi di colpa, vergogna, isolamento da un contesto che “non deve sapere”, disturbi del sonno, reazioni depressive con sensazioni di impotenza, disperazione, bassa autostima. Chi è nella posizione di vittima di stalker spesso a riportato quella sensazione di non riuscire a dimostrare la ferita di una violenza psicologica, così come potrebbe essere in una violenza fisica, ragion per cui la vittima tende lentamente all’isolamento. Le persone esposte per molto tempo a questa situazione presentano una acutizzazione della sintomatologia, cominciano a perdere il senso di sé, della realtà, la capacità di definire quello che succede attorno a loro; si assiste ad una perdita sempre più marcata di autostima che viene segnalata attraverso il corpo, molte vittime di stalking lamentano una serie i disturbi somatici come cefalee, disturbi gastrointestinali, tachicardia, insonnia, sensazione di nodo alla gola e un ansia costante. Col tempo, se non si è ricevuto un sostegno adeguato, si possono sviluppare conseguenze e disturbi più evidenti e definiti:

– DPTS
– Disturbi d’Ansia
– Disturbi Alimentari
– Depressione
– Disturbi del sonno
– Disturbi Psicosomatici
– Dipendenza da Sostanze

Leggi anche 

Il 162-ter applicato allo stalking: un errore da dimenticare

Nella legge di riforma del codice penale, approvata a giugno 2017 e poi corretta solo recentemente, si prevedeva l’introduzione di un nuovo articolo: il 162 ter, che annunciava l’estinzione dei reati a seguito di condotte riparatorie. Senza il consenso della vittima l’imputato poteva estinguere il reato pagando una somma, se tale somma fosse giudicata congrua e sufficiente dal giudice, si aveva  l’estinzione del reato, il tutto indipendentemente dal consenso della parte lesa. La legge volta a incentivare la risoluzione stragiudiziale dei processi rischia però, con l’esclusione di figure professionali coinvolte nella valutazione del danno alla persona di tradursi in una frettolosa e riduttiva elargizione, priva dei caratteri definitori e complessi dell’onere risarcitorio. Quando, invece, la valutazione del danno alla persona, andrebbe eseguita con molta prudenza e maggiore accortezza, caso per caso, singolo per singolo in modo “personalizzato”; in quanto è ormai noto il concetto per cui ogni individuo reagisce in maniera diversa ai vari eventi della vita con i quali è costretto ad interagire e gli eventuali traumi causati da eventi esterni non necessariamente configurano lo stesso livello di problematicità.

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La denuncia-querela: l’inizio del calvario

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Ci esortano a denunciare, ma cosa accade esattamente dopo quest’azione legale? La denuncia-querela è solo il primo passo verso la liberazione: non è un punto di arrivo, ma di partenza. La situazione si aggrava soprattutto quando ci sono figli in comune.

L’ardua decisione della vittima

Quando una donna che ha subito violenza da parte del compagno, marito o ex, prende finalmente la decisione di sporgere formale denuncia-querela, spera in cuor suo di porre così il sigillo a una serie di sofferenze atroci. La scelta di solito arriva dopo che la vittima ha preso consapevolezza della reale situazione ed esce dal soffocante tunnel della violenza psicologica. A quel punto è già scesa dall’altalena della destabilizzazione emotiva creata dall’aguzzino e non è più avviluppata nella rete della dissonanza cognitiva. Il carnefice ha assunto i veri tratti che gli appartengono e non riesce più ad esercitare potere e controllo sulla vittima. Tutto questo non dipende da lui, ma dalla donna che ha scelto di riprendere in mano la sua vita. Il periodo che precede l’ardua decisione è pieno di conflitti interiori ed è caratterizzato da una confusione tale, per cui la vittima può essere paragonata a una leggera foglia trasportata dal vento.

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Il ruolo della vittima nella violenza psicologica

di Ambra Sansolini

Colpevolizzazione della vittima

Che ruolo ha la vittima nell’abuso psicologico? Sembra una domanda banale, ma non è così. E’ stata definita persino complice, in alcuni casi colpevole. C’è ormai una corrente di studiosi, che tende a mettere in ombra questa figura. Lo scopo primario è diventato non demonizzare l’abusante.

Chi comprende la vittima?

Il dramma della violenza psicologica, è proprio lo stato d’incomprensione e solitudine in cui vive chi la subisce. Trattandosi di un sopruso che non lascia segni, diviene difficile ottenere credibilità al grave trauma. Spesso la donna non viene creduta neppure dagli amici o dai familiari più stretti. Figuriamoci se il suo dramma, possa essere capito dalle Forze dell’Ordine, da un Pubblico Ministero o da un Giudice.

Vedi

L’unico porto sicuro, sono le associazioni che tutelano le donne maltrattate. E le altre vittime. In effetti nessuno potrà capirvi meglio di chi ci è passato.

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