Lo stalking: pregiudizi e realtà a confronto

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Nel precedente articolo abbiamo intervistato ancora una volta Agnese, la protagonista del romanzo “Su ali di farfalla”. Attraverso la sua testimonianza, siamo venuti a conoscenza di alcuni particolari della violenza sulle donne, mai evidenziati dai mass media. Riteniamo pertanto che l’informazione precisa e cristallina su questa tragica realtà sia uno dei passi più importanti per scardinare alcuni pregiudizi sociali e luoghi comuni. Questi ultimi, pur facendo da contorno all’azione malevola del carnefice, in verità poi arrivano ad avere un ruolo centrale nella questione. L’aguzzino infatti trae forza nel perpetrare i soprusi, facendo leva su una serie di preconcetti che regnano tra la gente. Liberare le persone da tali catene mentali, significa quindi complicare il piano di distruzione ideato dall’uomo violento.
Alla luce di tutto ciò, appare chiaro come la violenza sulle donne riguardi ciascuno di noi con un margine di responsabilità ampio, sul quale dobbiamo iniziare a riflettere.

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Le gomme dure: una banda a servizio del carnefice

 

di Ambra Sansolini

Le gomme dure

Cosa accade quando il carnefice si sente un boss e crea una specie di banda per distruggere la vittima?

Nell’accezione comune il reato di stalking o atti persecutori prevede appostamenti del carnefice presso l’abitazione, la sede di lavoro o i luoghi frequentati dalla vittima. Ma esiste una forma atipica di questo crimine, che si attua quando a pedinare non è direttamente lo stalker, ma amici, conoscenti o familiari dello stesso. Sicuramente meno frequente del caso più comune, soprattutto perché non è facile trovare qualcuno che sia disposto a rischiare per un’azione illecita, voluta da un altro. Quindi, in che maniera l’uomo violento riesce a trovare dei “collaboratori”? Solitamente si tratta di un soggetto già inserito nella vita criminale o comunque di un antisociale, ossia di un individuo pericoloso per chiunque. Spesso, il reclutamento dei complici avviene dietro compenso pecuniario o scambi di favori inerenti ad attività delittuose già avviate. Va ricordato che quasi sempre l’abusante è un narcisista perverso o uno psicopatico e pertanto tutte le sue relazioni interpersonali sono prive di critica e dissensi. Nessuno può osare contraddirlo e la formula con la quale vive è “o con me o contro di me”. Da ciò ne segue il totale assoggettamento di tutti coloro che sono riconosciuti come amici o con i quali stringe qualsiasi tipo di legame. Ecco spiegata la facilità con cui arriva ad avere dei complici, disposti a tutto pur di servire il loro “re”. Si tratta di persone affette dal suo stesso disturbo di personalità oppure di vittime, incapaci di ribellarsi. A quest’ultima categoria appartengono quelle che gli specialisti definiscono “scimmie alate”.

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Lettere anonime: le condanne dello stalker

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Nei due precedenti articoli, abbiamo preso in esame gli episodi delle lettere anonime ricevute da Agnese per sette mesi (e dell’SMS da utenza rumena). Il Pubblico Ministero ha escluso lo stalking, definendo il tutto una manifestazione di ingiuria, ormai depenalizzata. Poiché su tutti i luoghi frequentati dalle toghe, regna la scritta “la Legge è uguale per tutti”, in virtù di questo splendido e idilliaco teorema, oggi andiamo a vedere come casi analoghi a quello della ragazza ascoltata, siano invece stati approfonditi dalla Magistratura italiana e quindi definiti atti persecutori con tanto di condanna del reo a seguito.

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Di quale giustizia parliamo?

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di Ambra Sansolini

Introduzione

Nel precedente articolo abbiamo analizzato le prove documentali della persecuzione “anonima” subita da Agnese. Adesso invece, prendiamo in esame gli Atti della Procura di Roma, in particolar modo l’analisi del Comandante della Stazione dei Carabinieri cui si rivolse la ragazza e del Pubblico Ministero. La relazione del Comandante è molto importante, perché è tramite la stessa che il Pubblico Ministero si fa un’idea dell’episodio segnalato.
Alcune parti sono state cancellate per motivi di privacy, ma tramite ciò che è lasciato leggibile, si capisce chiaramente come operi la “Giustizia” italiana quando si tratta di violenza sulle donne.

Il Comandante dei Carabinieri

Vediamo cosa scrive un uomo posto a tutela dei cittadini: nella prima riga parla di “condotte diffamatorie” (diffamazione art. 595 c.p.p.) e specifica che le stesse alludono a una relazione sentimentale della querelante con un uomo. Andando avanti, egli si contraddice completamente e nega quanto affermato nella prima riga, asserendo esplicitamente che in tali missive anonime non sono presenti minacce o ingiurie. Si parla di tre lettere, perché al momento preso in esame le missive erano tre. Sottolineiamo che alla fine, in tutto, saranno cinque e che ogni volta Agnese, nonostante la Magistratura italiana continuasse a non aiutarla, ha sporto una querela.
In conclusione, il Carabiniere ipotizza accertamenti tecnici circa la calligrafia dell’autore delle lettere anonime, da confrontare “eventualmente” con quella di due sospettati.

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Stalking: ruolo dello psicologo giuridico nel danno non patrimoniale della vittima

 

del Dr. Alessandro Ruta
Psicologo-Psicoterapeuta

 

Danni sulla salute psichica della vittima

Per quanto riguarda l’ambito di intervento dello psicologo, nei casi di stalking è piuttosto ampio e concerne tanto il versante clinico che quello giuridico. Dal punto di vista clinico, oramai è ben chiaro che il reato di stalking, determina un effetto di lesione e di danno sulla salute psichica della vittima. Secondo le ricerche, i sintomi più comunemente riportati dalle vittime di stalking più frequentemente osservabili dal punto di vista psicologico ed emozionale, sono: paura, ansia, rabbia, sensi di colpa, vergogna, isolamento da un contesto che “non deve sapere”, disturbi del sonno, reazioni depressive con sensazioni di impotenza, disperazione, bassa autostima. Chi è nella posizione di vittima di stalker spesso a riportato quella sensazione di non riuscire a dimostrare la ferita di una violenza psicologica, così come potrebbe essere in una violenza fisica, ragion per cui la vittima tende lentamente all’isolamento. Le persone esposte per molto tempo a questa situazione presentano una acutizzazione della sintomatologia, cominciano a perdere il senso di sé, della realtà, la capacità di definire quello che succede attorno a loro; si assiste ad una perdita sempre più marcata di autostima che viene segnalata attraverso il corpo, molte vittime di stalking lamentano una serie i disturbi somatici come cefalee, disturbi gastrointestinali, tachicardia, insonnia, sensazione di nodo alla gola e un ansia costante. Col tempo, se non si è ricevuto un sostegno adeguato, si possono sviluppare conseguenze e disturbi più evidenti e definiti:

– DPTS
– Disturbi d’Ansia
– Disturbi Alimentari
– Depressione
– Disturbi del sonno
– Disturbi Psicosomatici
– Dipendenza da Sostanze

Leggi anche 

Il 162-ter applicato allo stalking: un errore da dimenticare

Nella legge di riforma del codice penale, approvata a giugno 2017 e poi corretta solo recentemente, si prevedeva l’introduzione di un nuovo articolo: il 162 ter, che annunciava l’estinzione dei reati a seguito di condotte riparatorie. Senza il consenso della vittima l’imputato poteva estinguere il reato pagando una somma, se tale somma fosse giudicata congrua e sufficiente dal giudice, si aveva  l’estinzione del reato, il tutto indipendentemente dal consenso della parte lesa. La legge volta a incentivare la risoluzione stragiudiziale dei processi rischia però, con l’esclusione di figure professionali coinvolte nella valutazione del danno alla persona di tradursi in una frettolosa e riduttiva elargizione, priva dei caratteri definitori e complessi dell’onere risarcitorio. Quando, invece, la valutazione del danno alla persona, andrebbe eseguita con molta prudenza e maggiore accortezza, caso per caso, singolo per singolo in modo “personalizzato”; in quanto è ormai noto il concetto per cui ogni individuo reagisce in maniera diversa ai vari eventi della vita con i quali è costretto ad interagire e gli eventuali traumi causati da eventi esterni non necessariamente configurano lo stesso livello di problematicità.

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Lo stalking di gruppo: una violenza disumana

di Ambra Sansolini

Introduzione

Esiste un tipo di stalking compiuto da più persone ai danni di un soggetto: si tratta dello stalking di gruppo o gang stalking. Solitamente riguarda la sfera lavorativa ( parliamo allora di mobbing) e si compie attraverso una serie di violenze ripetute nel tempo contro una vittima.

In cosa consiste?

Lo stalking di gruppo è caratterizzato da comportamenti persecutori attuati in modo ripetitivo. Uno dei tratti principali, è la costante provocazione con una forma di comunicazione insistente, fatta di telefonate, messaggi o lettere (anche anonime). Il fatto che il delitto venga perpetrato da più soggetti, aumenta notevolmente l’intensità dell’accanimento, il cui scopo immediato è portare la preda all’esasperazione e poi magari accusarla della stessa reazione.

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Riforma Orlando dell’art. 162-ter c.p. : un errore da dimenticare

 

di Cristina Cannas

Introduzione

Ricordiamo che lo stalking non potrà più essere estinto, secondo un emendamento del governo al decreto legge fiscale in commissione Bilancio del Senato, che è relativo proprio a due giorni fa. In ogni caso, abbiamo dato voce  alle riflessioni di una donna circa questo “errore-orrore”.

A cosa serve denunciare?

In un contesto in cui nel nostro paese, solo nel 2017, ogni tre giorni viene uccisa una donna, e dove il 90% non denuncia le violenze subite, non solo per paura, ma perché percepisce come “inutile” una denuncia che rimane spesso inascoltata, le modifiche introdotte dalla Riforma Orlando con la legge 103, suscitano in me una profonda indignazione e una severa critica.

Vedi

Come snellire il lavoro della Magistratura

L’elemento più sconcertante è constatare il perpetrarsi, da parte dell’attuale legislatore, della tendenza insana a ridurre le garanzie di tutela per i cittadini in nome dell’incentivazione di soluzioni stragiudiziali dei processi per reati perseguibili a querela di parte soggetta a remissione.
Lo abbiamo visto con la depenalizzazione di molti reati per svuotare le carceri sovraffollate e lo vediamo ora con un provvedimento che è palesemente contrario alla giustizia: in pratica per risparmiare tempo e soldi nei processi e snellire la macchina giudiziaria completamente inadeguata, invece di migliorarne il funzionamento per esempio col potenziamento del personale, si minimizza la gravità del reato.

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Stalking: la persecuzione che uccide

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Stalking è un termine di origine inglese, derivante dal verbo to stalk, che significa inseguire, camminare con passo felpato, come fa il cacciatore in agguato. Poi con la letteratura scientifica anglofona, ha iniziato a indicare una serie di comportamenti molesti, caratterizzati da appostamenti nei pressi dell’abitazione personale o dei luoghi frequentati dalla vittima. Vi rientrano anche intrusioni nella vita privata, tramite telefonate e lettere, molto spesso anonime, in ogni caso indesiderate. La condotta molesta, trova espressione anche attraverso atti vandalici, danneggiamento di beni e oggetti di proprietà, diffamazioni, minacce, fino a sfociare nell’aggressione fisica. L’autore del misfatto è definito stalker, persecutore. La vittima è il perseguitato.
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