La “rivittimizzazione” della donna che denuncia l’uomo violento: i bambini sottratti alle madri

 

 

 

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Abbiamo già analizzato cosa succede quando una donna ha un figlio con l’uomo maltrattante e sporge una denuncia per gli abusi subiti: deve affrontare tutto l’iter dell’affido del minore, che molte volte e senza reali motivi viene sottratto a entrambi i genitori e messo in una casa famiglia. Si tratta di una situazione che i media non presentano quasi mai. Solo chi ha conosciuto l’atroce macchina della giustizia minorile, sa di cosa stiamo parlando. Sembra che questo enorme problema sia totalmente scisso dalla violenza sulle donne. E invece costituisce uno dei principali motivi per cui le vittime spesso non denunciano il carnefice e non riescono a lasciarlo: hanno paura di perdere i loro bambini. Dobbiamo ricordare che la minaccia ricorrente dell’uomo violento è proprio quella di togliere i figli alla ex moglie o compagna: un altro modo per uccidere e punire colei che si è permessa di chiudere la relazione. Una scappatoia che equivale a far morire dentro la donna, senza tuttavia diventare colpevole di un reato. Infatti, tutto ciò è sancito e legalizzato dallo Stato italiano. Nel momento in cui viene sporta una denuncia per maltrattamenti in famiglia, automaticamente si perde il sacro santo diritto di fare i genitori: sulla vita del proprio figlio decideranno Giudici, Psicologi e Assistenti sociali.

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