Lo stalking: pregiudizi e realtà a confronto

Stalking: pregiudizi e realtà a confronto. Verità sconosciute

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Nel precedente articolo abbiamo intervistato ancora una volta Agnese, la protagonista del romanzo “Su ali di farfalla”. Attraverso la sua testimonianza, siamo venuti a conoscenza di alcuni particolari della violenza sulle donne, mai evidenziati dai mass media. Riteniamo pertanto che l’informazione precisa e cristallina su questa tragica realtà sia uno dei passi più importanti per scardinare alcuni pregiudizi sociali e luoghi comuni. Questi ultimi, pur facendo da contorno all’azione malevola del carnefice, in verità poi arrivano ad avere un ruolo centrale nella questione. L’aguzzino infatti trae forza nel perpetrare i soprusi, facendo leva su una serie di preconcetti che regnano tra la gente. Liberare le persone da tali catene mentali, significa quindi complicare il piano di distruzione ideato dall’uomo violento.
Alla luce di tutto ciò, appare chiaro come la violenza sulle donne riguardi ciascuno di noi con un margine di responsabilità ampio, sul quale dobbiamo iniziare a riflettere.

PREGIUDIZI E LUOGHI COMUNI (CiÒ CHE PASSA L’INFORMAZIONE)/REALTÀ DEI FATTI

lo stalking inizia appena la donna lascia il compagno o marito/ lo stalking può avvenire in qualsiasi momento
dopo la fine del rapporto;

lo stalking consiste in appostamenti da
parte del persecutore sotto l’abitazione della vittima,
sul luogo di lavoro o nei luoghi da questa frequentati / lo stalking può essere compiuto anche da terze persone, che aiutano l’abusante nell’azione
delittuosa;

gli atti persecutori sono puniti a norma di Legge secondo l’art. 612 bis del nostro Codice penale/ esistono alcuni tipi di persecuzione non
ravvisabili dal reato in
questione e solitamente
ciò dipende dalla
personalità dello stalker:
i narcisisti perversi
maligni usano delle
modalità subdole, tali
che gli permettano di
non esporsi troppo.
Tra queste troviamo:

1) l’uso della potestà
genitoriale per controllare l’ex compagna o moglie. In particolar modo telefonate continue e pretestuose con la scusa di sentire i figli, ma aventi il solo scopo di soverchiare la vittima;
2) entrare in contatto con le persone che fanno parte della vita della donna, cercando attraverso le stesse di avere notizie sulla preda. Tutto questo può avvenire attraverso una manipolazione mentale, che mira a mettere in cattiva luce l’ex partner agli occhi di questi soggetti per poi usare le loro emozioni negative, al fine di portarli dalla sua parte. In alcuni casi lo stalker arriva a minacciare o ricattare gli individui
facenti parte delle relazioni interpersonali dell’ex compagna.
Il modus agendi del carnefice è sempre il medesimo: prima tenta di ottenere ciò che vuole, facendo la vittima. Qualora non gli riesca, ricorre a metodi violenti;

un uomo che si è rifatto una vita non ha motivo di perseguitare l’ex compagna o moglie/ molti atti  persecutori avvengono
proprio quando l’uomo
ha instaurato una nuova
relazione e/o ha persino
creato un altro nucleo
familiare;

per uscire dallo stalking basta denunciare gli episodi all’Autorità Giudiziaria/ la maggior parte delle denunce per stalking
vengono archiviate,
poiché si dà importanza
all’aggressione fisica,
andando contro alla
sostanza stessa del reato:
“chiunque, con condotte
reiterate, minaccia o
molesta taluno in modo
da cagionare un
perdurante e grave
stato di ansia o paura
[…]”. Non si parla di
aggressioni fisiche, ma
teoricamente basta lo
stato di ansia della
vittima perché sussista l’azione criminosa.

le violenze dell’aguzzino sono il frutto di un “raptus”/ ogni azione criminosa e violenta rientra nel piano di distruzione anzitempo
e diabolicamente
escogitato dal carnefice;

dal 2006 il diritto di famiglia è fondato sul principio della bigenitorialità. Da allora è
stato introdotto l’affido condiviso, dando giustamente importanza a entrambe le figure genitoriali per la crescita e lo sviluppo del bambino/ da quello stesso anno, molti uomini violenti  usano il ruolo paterno, così rivalutato dalla Legge, per continuare a compiere violenze sulla donna.
Sfregiare la vittima nella
maternità equivale a
cancellarne l’identità. Le
tecniche usate per farla
passare come una “cattiva
madre” sono così subdole
e perverse, che sfruttano
ogni cavillo della nuova
normativa riguardante il
diritto di famiglia. Per
questo motivo, la donna
deve imparare a
conoscere il profilo
dell’abusante in modo da
capire e prevenire le sue
sadiche mosse;

un uomo è stato violento per incompatibilità caratteriale con la sua ex compagna o moglie/ un uomo simile è stato e sarà violento e usurpatore
con qualsiasi donna. La carica di violenza resterà entro i limiti con una una donna-schiava, che accetta  ogni tipo di vessazione.
Se certamente egli  fa il
“padrone” solo con
i più “deboli”, ossia
con la partner e i figli,
ed esclusivamente tra le
mura domestiche, dove
nessuno può vederlo,
tuttavia qualsiasi individuo è un
oggetto da usare
per raggiungere i suoi
scopi.
Si tratta di una
personalità
manipolatoria e perversa
(narcisismo maligno o
psicopatia).

 

 

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