Auguri per un 2018 senza violenza

 

di Ambra Sansolini

E anche il 2017 è giunto al capolinea. Potremmo tirare le somme ed esprimere, in cifre, le donne uccise in ambito familiare. Ma ci sembra riduttivo e freddo sintetizzare tutto in semplici numeri. Contare i femminicidi non è come infilare le palline colorate sull’abaco.

Invece è più importante sottolineare che sono ancora troppe le donne costrette a subire violenza, per mano di chi diceva di amarle. Nonostante si cerchi di arginare questa piaga sociale, i suoi effetti sembrano ancora dilaganti. Segno evidente che, tutto ciò che si sta facendo, ancora non basta. I dati raccolti non danno mai voce alle vittime che si sono spente lentamente sotto le vessazioni del carnefice o a coloro che, per avere quella libertà non più concessa in vita, si sono suicidate. Anche per questo motivo, è ingiusto parlare solo di aggressioni sanguinose, perché la cronaca nera non è fedele al vero quadro della realtà. Abbiamo l’obbligo morale di ricordare che la forma di violenza più diffusa è quella psicologica. Si muore per le continue umiliazioni; ci si ammala gravemente, quando si è perseguitate; le donne si spengono ogni giorno un po’, mentre qualcuno si arroga il diritto di togliere loro la libertà di vivere. Eppure quotidianamente sentiamo parlare di questo tragico fenomeno. Ovunque vediamo scritto «no alla violenza sulle donne». I nostri Ministri si riempono tutti le bocche con paroloni; i Procuratori fanno continui appelli in TV per invitare le vittime a denunciare. Ma la situazione non cambia. Servono fatti e non parole.
Ho assistito a vari convegni nei quali ho notato una distanza incolmabile tra chi era seduto davanti la scrivania e chi occupava invece i posti del pubblico. Più che incontri atti a salvare vite umane, sembravano essere lezioni universitarie. Schemi, teorie e ancora parole, parole e parole. Da ciò che veniva detto poi, fossi stata una donna convivente con l’aguzzino, sarei stata sicura che, lasciandolo l’indomani stesso, avrei avuto una vita da favola. Se avessi avuto bisogno, sarebbero corsi gli agenti delle Forze dell’Ordine, più incisivi e concreti di quelli che vediamo nei film polizieschi americani; avrebbero allontanato immediatamente l’uomo maltrattante; sarebbe bastato un avvocato di gratuito patrocinio per seguire l’iter della denuncia penale. In verità, la frase più spesso asserita dai Carabinieri o dalla Polizia è: “non possiamo fare nulla”. Solitamente è la donna a dover lasciare la casa familiare, almeno fino alla pronuncia di altre misure cautelari prese dall’Autorità Giudiziaria. La più grande bugia è anche il diritto alla difesa offerto dallo Stato, perché in Italia la Giustizia è legata al potere e non basta essere la parte lesa: devi dimostrarlo. Per cui è probabile che un uomo violento, seguito da un avvocato di grido, abbia la meglio anche sulla vittima, qualora la stessa si rivolga al gratuito patrocinio.
Ma a parte tutte le frottole sbandierate da chi ha interesse a farci credere che vada tutto bene, analizziamo, in concreto, cosa sia stato fatto nell’ultimo anno a tutela delle donne. Dopo il taglio sociale voluto dal governo Gentiloni lo scorso marzo, molti centri antiviolenza hanno iniziato a chiudere per mancanza di fondi. Eppure la legge 2013 sul femminicidio aveva previsto l’erogazione di dieci milioni all’anno per i suddetti punti di accoglienza. Una parte di quel denaro, una volta nelle casse delle Regioni, sembra essere sparito. Nessuna traccia e nessun sostegno alle strutture per le quali erano destinati.
Con la legge del 23 giugno 2017 della riforma Orlando, l’art. 162 ter c.p., rubricato “Estinzione del reato per condotte riparatorie”, veniva applicato anche a delitti contro la persona come quello di atti persecutori ( art.612 bis c.p.). In sintesi, il reo poteva estinguere la pena, pattuendo una somma di denaro con il Giudice senza assolutamente coinvolgere in tale decisione la vittima. Il danno esistenziale cagionato in quest’ultima valeva quanto un esiguo risarcimento pecuniario. Per quanto riguarda lo stalking, solamente di recente, abbiamo assistito alla correzione di tale riforma. Tutto ciò, ci è stato presentato come la più grande conquista. È un dato di fatto che siano in continuo aumento le denunce archiviate per mancanza di tempo e risorse. Sembra che la priorità sia snellire il gravoso lavoro della Magistratura ed emanare leggi svuotacarceri. E le vittime di violenza che fine fanno? Nella speranza che finalmente il nostro Governo sia dalla parte dei giusti e di chi subisce soprusi, auguriamo a tutti un felice 2018.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *