di Ambra Sansolini
Dalle mappe concettuali dell’articolo precedente, è emerso chiaramente come il fulcro della spirale della violenza sia l’abuso psicologico: tutto ha inizio e si ripete a partire da questo tassello. Solamente recidendo il tragico ramo, possiamo iniziare ad assaporare la libertà. Poiché la violenza fa leva sulle nostre fragilità e mira a trasformare i i punti di forza in altre vulnerabilità.
La manipolazione, attuata dal soggetto patologico, viene poi amplificata da un intero sistema: ci sarà persino chi, tanto per il gusto di sfogare le proprie frustrazioni, si scaglierà contro la stessa vittima. Insomma, è fin troppo evidente come nessuno giunga a rompere il meccanismo perverso dei soprusi. Cosa dobbiamo fare allora per sfuggire a questa tremenda vessazione? In breve, riassumiamo alcuni passaggi:
1) non badare al giudizio degli altri: dipendere dalle opinioni della gente equivale a dimenticare chi siamo, per accettare invece di essere chi gli altri decidono per noi;
2) non dubitare delle proprie percezioni sensoriali: chi compie violenza, cercherà di convincerci che siamo pazze. Mai mettere in discussione le proprie sensazioni;
3) non interiorizzare colpe che non abbiamo: potrebbero farti credere che sei una poco di buono per indurti a mortificare l’aspetto esteriore. Le persone più colpite sono infatti quelle portate a riflettere anche sui propri errori. Iniziate a farvi scivolare tutto addosso;
4) sfuggire alle continue provocazioni dell’abusante: se vi mostrerete imperturbabili, smetterà di cercare la vostra reazione, perché saprà che non potrà nutrirsi più delle vostre emozioni;
5) evitate di confidare accadimenti personali, in quanto potrebbero esservi ritorti contro in un secondo momento;
6) non provate mai il senso di vergogna;
7) non isolatevi: parlare di ciò che subite, rafforzerà la vostra consapevolezza;
8) tenete sempre a mente tre cose: chi siete, cosa meritate e quali sono i vostri obiettivi;
9) usate i vostri pensieri, ma non lasciate che essi usino voi. Le persone che pensano troppo sono le più predisposte alla violenza psicologica;
10) c’è una formula salvifica, che non possiamo scrivere perché rientra nel turpiloquio, ma che potremmo spiegare così: davanti a qualsiasi opinione altrui, alle accuse calunniose e talora alle diffamazioni più gravi, fatevi una gran bella risata (ma che sia una risata di cuore e sentita, come quella della Sora Lella nei film di Verdone);
11) mai dimenticarsi di sé stessi: tutto quello che fate, imparate a farlo per voi;
12) mentre qualcuno sta tentando di distruggervi, osate chiedervi: “quanto mi amo?” “In che modo mi sto amando?” Sicuramente state sbagliando qualcosa verso voi stessi ed è in quella lacuna che si sta insinuando la violenza;
13) evitate di fare i giustizieri e di replicare in modo equivalente a ciò che avete ricevuto. Un celebre detto recita così: «Mai litigare con un idiota: vi batterebbe con l’esperienza». Uno degli effetti principali della violenza psicologica è infatti indurre un individuo a essere ciò che in verità non è. Tutto questo avviene in maniera subdola e progressivamente, senza che lo stesso bersaglio se ne accorga. Spesso anche quella che crediamo essere una difesa, in realtà ci sta rendendo ancora più vittime del sopruso;
14) mai pensare di cambiare qualcuno: cambiate persona;
15) fuggite da ogni frase ipotetica che inizia con “se”: si tratta di ricatti velati, che vogliono indurvi a essere come dice il carnefice;
16) quando vi accorgete di stare davanti a un manipolatore, evitate di cercare spiegazioni o fargli capire la vostra posizione: ogni parola può essere usata contro di voi. E ciò che doveva essere un chiarimento, potrebbe diventare una lotta titanica senza fine.
Il solo modo di sfuggire alla violenza è amarsi e amare la vita. E come affermava Oscar Wilde «amare sé stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta la vita».
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