Il carnefice e il tribunale: il suo palcoscenico preferito

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Ormai abbiamo ampiamente analizzato i tratti della personalità del carnefice. Da questi approfondimenti, è stato possibile capire che un narcisista perverso o uno psicopatico recita costantemente una parte. È un attore nato e ciò gli permette, all’inizio della relazione, di ingannare la partner e successivamente di attuare il piano di distruzione ai danni della stessa, fingendo la parte della vittima. Un essere simile mente sempre e ripetutamente: lo fa per nascondere i suoi adulteri, per sfruttare economicamente e moralmente chiunque abbia accanto. Dice bugie con il sadico obiettivo di alterare le percezioni della compagna o moglie, onde poi farla passare per pazza.
Ma c’è un luogo in cui egli dà vita alla più grande recita narcisistica: il tribunale.
Ci verrebbe spontaneo pensare che un soggetto imputato per maltrattamenti in famiglia o stalking viva il regno delle toghe con timore e angoscia. Invece no. Il suo delirio di onnipotenza lo induce a sfidare persino la Legge, della quale si sente superiore.

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Lettera alle donne vittime di violenza

 

Introduzione

Oggi non mi limito a scrivere un articolo e voglio spogliarmi dei panni di giornalista per sentirmi pienamente una di voi. Lo scritto che state per leggere, pertanto, è una lettera aperta di una donna vittima di violenza. Anche quando mi dedico a pezzi specifici, vivo ogni dramma di cui parlo e non mi limito mai a fare cronaca o informare. La capacità d’immedesimazione è il dono più grande che ha uno scrittore, così come molte altre persone e sicuramente tutte le vittime di un uomo violento. Spesso, abbiamo chiamato tale splendida virtù con il termine empatia. Penso che questa stessa sia la più grande risorsa di ogni individuo, ciò che ci rende splendidamente umani. Eppure è una dote che il carnefice non possiede. Numerose volte, nel nostro blog, ci siamo soffermati sui tratti dell’abusante, perché conoscere il suo profilo può aiutare le donne a salvarsi.
In questa lettera, però, voglio concentrarmi su di voi: ardenti sognatrici, madri amorevoli e guerriere instancabili.

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Violenza sulle donne: una guerra di potere

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

La violenza sulle donne sta diventando un’emergenza nazionale, sotto la quale si nasconde una guerra di potere. Sorgono centri antiviolenza come margherite nei prati a maggio, se ne parla tanto ma fatti zero. Tutti i politici sui loro profili social postano frasi strappalacrime con le quali esprimono il loro rammarico verso la tragica situazione. Si organizzano fiaccolate in memoria delle vittime brutalmente uccise. A ciò seguono i “poverina” e le varie frasi comuni, farcite di commiserazione e buonismo. Femminicidio, lacrime da coccodrillo da parte delle Istituzioni, qualche programma TV per fare audience e poi l’episodio cade nel dimenticatoio. E la spirale perversa riprende, più potente di prima. Dopo qualche giorno sarà la volta di un’altra donna e di nuovo via con lo show. Poiché di spettacolo si tratta: siamo diventate il mezzo per rendere manifesta l’esibizione di alcuni professionisti. Attorno alla violenza sulle donne gira un meccanismo che è fatto di potere e soldi. A chi interessa veramente che non ci siano più vittime? Alle vittime e basta. Solamente chi vive questo calvario, vorrebbe spezzare l’infame catena.

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Le molestie sessuali e il coraggio delle donne

 

di Ambra Sansolini

Le molestie sessuali sono state riconosciute come forma di violenza. È quanto accaduto al regista americano Weinstein. Il caso, iniziato attorno all’ex produttore di Hollywood, ha avuto un’eco oltreoceano fino ad arrivare nella nostra penisola. A seguito delle verità denunciate coraggiosamente da Asia Argento, sono state numerose le attrici e le show girl anche italiane, che hanno deciso di raccontare abusi e ricatti sessuali subiti nel mondo dello spettacolo. Una continua mercificazione del corpo femminile, che declassa in maniera mortificante tutte le altre  qualità possedute da una donna. Un pregiudizio sociale al quale non è sfuggita alcuna : per diventare una star, devi starci. Questa l’equazione vincente per arrivare a carriere ambite e magari per coronare il sogno di una vita. Un diktat che ha  costretto le vittime al silenzio, onde evitare le accuse disumane di chi da fuori era pronto a puntare il dito su di loro più che sul carnefice. “Però ci stava”, “piaceva anche a lei”, “l’uomo, si sa, è cacciatore”, “spetta alla donna rifiutare le avances”.

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“Su ali di farfalla” vola da Maccarese a Roma

 

Si informa il pubblico che il romanzo “Su ali di farfalla. Il volo dalla violenza alla libertà” a breve sarà presentato a Roma, in zona Monteverde, dove l’autrice è nata e cresciuta.

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Quando il carnefice manipola la Giustizia e l’informazione

 

di Ambra Sansolini

 

Introduzione

Ogni giorno la nostra Magistratura ci mostra chiaramente come la Giustizia in Italia non esista. E insieme a questa tragica realtà, i media veicolano messaggi sbagliati, parlando spesso di “raptus”, della fine del rapporto o di gelosia. La verità è che non esistono attenuanti a un femminicidio. L’informazione, quella vera e onesta, dovrebbe formare le menti e le persone, anziché seguire la fiumana. Se continuano a passare certi contenuti, finiremo per considerare normale una reazione violenta al chiudersi della relazione, giustificheremo la gelosia morbosa e negheremo alle donne la possibilità di salvarsi. In effetti, considerando il tragico epilogo come un gesto improvviso e incontrollato, si dà per scontato che l’assassino non abbia manifestato alcun cenno di squilibrio e quindi la vittima non sarebbe potuta scappare in alcun modo al suo atroce destino. E invece no: la violenza non nasce per caso, non riguarda chiunque. È possibile individuarla e quindi uscirne.
Sembra quasi sia più normale comprendere il carnefice che la preda, in virtù di un’idea comune per la quale bisogna recuperare il soggetto maltrattante, anziché tutelare chi ha subìto le sue atroci azioni.

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La vita che non vuoi

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

La tecnologia e l’avvento di Internet hanno amplificato tutto ciò che è sempre stato parte dell’umanità. Ma cosa accade ai giovanissimi, trascinati dalla fiumana del progresso? Certamente sono loro a pagare il prezzo più alto di una vita parallela, che corre su quel binario speciale, superando e divorando avidamente ogni realtà.
Crescere è un viaggio affascinante, ma allo stesso tempo complicato. Lasciare i figli soli sulla pista dei social network e delle odierne community del web, equivale a vederli tuffare nel vuoto. Eppure chi si tira dietro non è “easy”; coloro che sanno ancora dire “no” sono visti come soggetti strani. Opporsi alla dilagante logica del “tutto subito e facile”, richiede una bella dose di coraggio. Poiché regna l’idea che il furbo sia un vincente e il peggio vada diviso tra chi non è in grado di imbrogliare.

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Un sistema complice della violenza

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Nel nostro sito, così come nel romanzo “Su ali di farfalla”, abbiamo sempre sottolineato come a gettare le vittime di violenza nel baratro non sia tanto l’aguzzino, quanto un intero sistema che gli permette ogni losca azione. Se il carnefice venisse lasciato solo, non riuscirebbe a fare tutto il male di cui è capace. Gli organi preposti alla difesa delle donne tendone a colpevolizzare queste ultime, inscenando plateali ribaltamenti della realtà, dal macabro gusto narcisistico. Si vuole a tutti i costi colpevolizzare chi cerca di uscire fuori dal fango, colei che va avanti con l’anima dilaniata e nonostante i sogni spezzati. Tutto questo perché ormai sei etichettata come vittima e tale devi rimanere. Come se dovessi a tutti i costi pagare lo scotto di esserti innamorata un tempo di un essere maligno e/o psicopatico. Sembra che ad avere predominanza siano i diritti di un criminale senza empatia e dal cervello bacato, responsabile di avere massacrato la vita a creature innocenti, come donne e bambini. Non puoi definirlo mostro, non devi chiamarlo delinquente, perché altrimenti -poverino- patisce danni indecifrabili. E invece quelli della parte veramente lesa, che ruolo hanno? Allora fanno di tutto per tapparti la bocca, poiché il coraggio di gridare certe violenze fa paura. Fa paura all’abusante, ma ancora di più agli addetti ai lavori, che dovrebbero rimboccarsi le maniche e fare finalmente giustizia. Così, anziché sanare i buchi neri di un meccanismo che non tutela a dovere le vittime di violenza, diventa più facile accusare quelle stesse, metterle sul rogo come le streghe.

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Figlio dell’amore

 

di Ambra Sansolini

Introduzione

Alcuni tragici fatti di cronaca ci parlano di bambini innocenti, coinvolti in storie di FEMMINICIDIO. La cieca rabbia dell’uomo di punire in qualche modo la donna non risparmia neppure i figli. Ho inventato un breve racconto, cercando di portare alla luce il pensiero di chi, in quell’amore malato, ci si trova dentro senza possibilità di scelta e alcuna responsabilità. Perché, se è atroce e assurdo accettare che chi diceva di amare quella donna, sia in grado poi di ucciderla, lo è ancora di più  quando lo stesso toglie la vita persino a un figlio.

 

Ciao a tutti,
mi chiamo Daniele e ho sette anni. Mi piace giocare a calcio e adoro le macchinine: ne ho moltissime e di tutti i colori. Frequento la seconda elementare e la mie materie preferite sono la geografia e la matematica. Per questo gli adulti mi dicono che da grande potrei fare l’esploratore o il geologo: in effetti mi vedrei bene in quei magnifici posti, che ammiriamo nei documentari. Però in fondo potrei anche fare il medico o il veterinario, in modo da mettere a frutto le mie capacità per il bene degli altri. Dove sta scritto che solamente le femminucce debbano svolgere professioni di aiuto e sostegno ai meno fortunati? Ora che ci penso bene, visto che mi piacerebbe stare al servizio dei cittadini, potrei fare anche il poliziotto o il carabiniere. Con me starebbero tutti al sicuro! Prima o poi chiunque ha bisogno di un agente delle Forze dell’Ordine. Sarebbe bello sentirsi essenziale per gli altri. E il pompiere? Caspita! I pompieri sono angeli scesi sulla terra. Mia madre mi dice sempre che la vera forza non è quella fisica. Non serve un’arma per sentirsi forti. La mia mamma mi ha insegnato che dobbiamo dare alle persone, ma dando veramente noi stessi. Non per sentirci unici o indispensabili, perché poi lei mi ricorda che c’è qualcuno sopra a noi: uno davvero potente e immensamente buono. Ma la sua potenza non consiste nella ricchezza, nella forza bruta o nella prepotenza. Dice che sta tutto nelle mani del tale in questione e mi ripete che siamo nulla rispetto all’immensità dell’universo.

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